UNSPECIFIED - CIRCA 1970: Photo of Leonard Cohen Photo by Michael Ochs Archives/Getty Images

Leonard Cohen
si è spento l’artista canadese
addio al poeta del buio

Aveva 82 anni, da Suzanne a Hallelujah
una corona di capolavori indimenticabili

È morto all’età di 82 anni Leonard Cohen. L’annuncio è arrivato via Facebook. La famiglia del del leggendario poeta chiede privacy in questo momento difficile, promettendo un memoriale a Los Angeles a tempo debito.

“Sono sempre stato etichettato come un intellettuale che fa della canzone un’arte,” dichiarò durante gli anni 80. “ma ho sempre cercato di avere solo hit.” Cohen di hit non ne ha avuta neanche una. Ma l’influenza che l’eminenza grigia ha esercitato sulla musica mondiale è stata enorme.

Una scrittura poetica, ammirata e registrata anche da altri artisti. Cover che in alcuni casi sono diventate dei successi, come desiderava – “Suzanne” e “Bird On a Wire” per Judy Collins, o “Hallelujah” portata al successo da Jeff Buckley e non solo.

È stato uno dei pochi artisti della sua generazione a godere del successo artistico fino ai suoi ottant’anni, pubblicando il suo ultimo album, “You Want It Darker”, proprio lo scorso ottobre. Il suo canto del cigno “sono pronto mio signore” recita nella traccia che da il titolo all’album. Ogni canzone una preghiera. Ogni verso un’allerta raffinata, merito della sua voce torbida e profonda.

“Sono nato così, non avevo scelta. Sono nato con il dono di una voce d’oro” cantava 28 anni fa. Il talento di Cohen si manifesta intorno ai 25 anni, una dote da poeta con raccolte di versi e un testo teatrale. Nel ’64 pubblica la discussa raccolta Flowers of Hitler, poi l’arcinoto e venerato romanzo Beautiful Loser, il cui titolo richiama la beat generation: i “belli e perdenti”. Fino all’incontro con un’altra musa: la musica. Vestita di un folk lieve per voce e chitarra. Ventisei dischi (compresi antologie e live, come il superbo Field Commander Cody, 2001).

Nel 2011 riceve l’ultimo suo riconoscimento letterario, il blasonatissimo Premio Principessa delle Asturie. Che nel 2012 andrà a Philip Roth, da anni fra i papabili per il Nobel, e che Dylan aveva già portato a casa nel 2007 ma nella sezione arte. Bob Dylan e Cohen hanno poco in comune. Cohen non lancia messaggi, Dylan è diretto. Cohen è sorridente, accondiscendente al dolore.  Essere un cantante che poi diventa poeta è naturale, come nel caso di Dylan.

Essere poeta, come Cohen, che diventa cantante è tutta un’altra storia. Un dandy elegante e sofferto che si inserisce all’interno del piccolo pantheon dei cantautori più importanti di sempre, tra Paul Simon e la collega canadese Joni Mitchell.  Lascia un’eredità enorme, note e parole fatte di amore e odio, sesso e spiritualità.

«Essere un compositore è come essere una suora», Rolling Stone ha riportato queste sue parole del 2014. «Sei sposato con un mistero. Non è un mistero particolarmente generoso, e tuttavia altre persone vivono quest’esperienza con il matrimonio».

 

Simone Alliva

Laureato all'università Lumsa di Roma in Scienze dell’informazione, comunicazione e marketing, ha iniziato la professione da giornalista pubblicista nei giornali locali della Calabria. Passando nel 2013 al settimanale “L’Espresso”, dove si è occupato di cronaca politica e diritti civili.