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il nuovo film di Scorsese
sul martirio dei Gesuiti

Nelle sale a gennaio “Silence”
il nuovo film di Scorsese
sul martirio dei Gesuiti

di Valerio Toma06 Dicembre 2016
06 Dicembre 2016

Raccontare le persecuzioni dei Cristiani. Non riguarda una notizia di cronaca dal Medioriente, ma è il tema del nuovo film di Martin Scorsese, ‘’Silence’’. «Coincidenze che colpiscono» ha dichiarato il regista. La nuova pellicola di Scorsese, che negli Usa uscirà il 23 dicembre, da noi il 12 gennaio, racconta il martirio dei missionari gesuiti contro la repressione giapponese del 600: migliaia di gesuiti torturati, crocefissi, e bruciati vivi per rifiutarsi di abiurare la fede cattolica.

Il film è la trasposizione del romanzo omonimo di Shusaku Endo. Un libro che l’arcivescovo di New York regalò a Scorsese ventotto anni fa. «Ne rimasi affascinato, anche se  non avevo capito il senso fino in fondo, soprattutto le ultime pagine dove emerge il rapporto tra condizione umana e spiritualità» aggiunge il regista, ma «fare il film è stata una lotta continua. Durante gli anni abbiamo avuto moltissimi problemi finanziari». Una lunga battaglia combattuta da Scorsese per riuscire a trasformare quelle parole in dialoghi e immagini.

Le riprese  sono durate otto mesi con 750 persone coinvolte. Nel cast compaiono attori famosi: tra questi Andrew Garfield, il Peter Parker nei film dell’Uomo ragno, e Adam Driver. Entrambi interpretano giovani gesuiti alla ricerca del loro maestro, Liam Neelson, nel Giappone imperiale del 600. Trovare le persone giuste non è stato facile. «Alcuni sono invecchiati, altri erano troppo lontani dalla storia e hanno preferito non farlo» rivela Scorsese.

La pellicola è legata al senso della religione del regista: «Il film affronta temi che mi stanno a cuore da sempre. Sin da bambino sono attratto dalla spiritualità».  E l’incontro del 27 novembre scorso con Papa Francesco non è stato casuale. Una “benedizione” quella ottenuta da Scorsese da parte del primo Papa gesuita. E con le parole del Santo Padre sono arrivate anche le congratulazioni dell’Osservatore romano: «Un Oscar sarebbe meritatissimo».

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