Cinque ultrà dei 'Drughi giovinezza' saranno sanzionati per aver srotolato, per pochi minuti, uno striscione con il simbolo del gruppo allo stadio Rigamonti durante la partita Brescia-Juventus di martedì, 26 settembre 2019. ANSA/US QUESTURA DI TORINO ++NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++

Operazione Last Banner,emessi 38 Daspo per gli ultrà juventini

Per la prima volta 4 misure decennali grazie al decreto sicurezza bis

Niente più cori né striscioni per 10 anni. L’operazione Last Banner (ultimo striscione) ha portato a 38 provvedimenti di Daspo di cui quattro decennali, emessi dal questore di Torino Giuseppe De Matteis nei confronti dei tifosi ultrà della Juve.

“È la prima volta che viene applicata la nuova normativa prevista dal decreto sicurezza bis, secondo cui si può emettere un Daspo fino a dieci anni”, spiega Barbara De Toma, dirigente a capo della Divisione Anticrimine della Questura di Torino. In particolare, a due capi ultrà arrestati è stato imposto il divieto di possedere o utilizzare apparati di comunicazione radiotrasmittente, tra cui anche i cellulari, nei giorni in cui si disputano le partite. Per gli altri 34, il Daspo va invece dai 4 ai 7 anni, mentre per 15 è stato disposto anche l’obbligo di firma durante le partite.

Durata oltre un anno, l’indagine della Digos è iniziata dopo una denuncia della Juventus, che ha consentito al Gruppo Criminalità Organizzata della Procura di Torino di acquisire le prove di una precisa strategia estorsiva dei leader dei principali gruppi ultrà nei confronti della società. Tutto è cominciato quando la società bianconera ha deciso, al termine del campionato 2017-18, di togliere una serie di privilegi ai gruppi ultrà, scatenando la reazione dei leader storici delle varie sigle, che si sono dati da fare con ogni mezzo per riavere quei vantaggi che gli erano stati tolti e per affermare la loro posizione di forza nei confronti della società.

Per tutto l’anno scorso, gli ultrà si sono rifiutati di sostenere la squadra. Silenzio rotto solo al 39° minuto di ogni incontro, in memoria dei morti dell’ Heysel. Poi di nuovo silenzio. E chi non accettava quella sinfonia, spettrale per uno stadio, veniva minacciato.

“Direttore d’orchestra” di questo silenzio «imposto» è stato Geraldo Mocciola detto Dino. “I tifosi cantano quando non devono. È importante che si veda che non c’ è incitamento continuo”. Così diceva nel marzo del 2019 parlando con uno dei suoi colonnelli, arrabbiato per quello che era successo durante Juventus-Udinese. Ora non potrà più entrare allo stadio, ma lui continuava a gestire la curva anche da fuori, e questo sarà il problema da arginare.

Alessandro Rosi

Il basket lo appassiona mentre la scrittura lo emoziona. Nato a Roma nel 1989, intraprende la carriera giuridica fino ad ottenere l’abilitazione alla professione forense, ma nel frattempo viene stregato dal mondo del giornalismo. Come dice John Lennon: “La vita è ciò che ti succede mentre stai facendo altri progetti”.