Siria, dieci anni dopoIl drammatico bilanciodella guerra civile

L'egemonia di Assad nel Paese spartito tra le potenze occidentali

Oltre 387 mila morti, di cui 118 mila civili e 20 mila bambini, circa 12 milioni di sfollati. Il 40 per cento del patrimonio edilizio distrutto. Dieci anni dopo, è questo il drammatico bilancio del conflitto in Siria, teatro della guerra civile più sanguinosa del nostro secolo. Il 15 marzo 2011 l’inizio della rivoluzione contro il regime di Bashar al-Assad  a Daraa, nella Siria meridionale. Dalle rivolte pacifiche, presto represse nel sangue, il rapido declino, fino all’Isis. Nel 2014 gli jihadisti proclamano il Califfato e fanno di Raqqa la loro roccaforte: una lunga scia di violenze messa a tacere il 23 marzo del 2019, con la battaglia di Baghuz, che decreta la caduta dell’ultimo bastione dei terroristi islamici. Da questo momento Assad recupera progressivamente in mano il Paese, di cui oggi ne controlla i due terzi, ma sono molteplici gli attori stranieri ad essersi spartiti la Siria in zone d’influenza, come un vero e proprio “risiko” mediorientale. 

La Siria governativa è formalmente controllata dalle forze del regime di Damasco ma la Russia e l’Iran dominano ampie porzioni di territorio prendendo parte al processo decisionale politico e finanziario. Nel nord del Paese la Turchia gestisce una fascia di confine che va dal Mediterraneo all’Iraq, su cui ha imposto un’egemonia commerciale e culturale. Le autorità curde gestiscono i territori nel nord-est e nell’est, con il sostegno degli Stati Uniti. 

Nel decimo anno del conflitto siriano, continuano i negoziati di pace delle Nazioni Unite. Lo scorso dicembre sono ripresi a Ginevra i colloqui inter-siriani sotto il patrocinio dell’Onu per la modifica alla costituzione del Paese. Si tratta del quarto round di incontri dopo i primi tre svoltisi virtualmente sempre a Ginevra a partire dall’autunno del 2019. La Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria ha denunciato che “decine di migliaia di civili detenuti arbitrariamente risultano ancora scomparsi, mentre a migliaia sono stati sottoposti a tortura e violenza sessuale o sono morti in carcere”, come si apprende in un report pubblicato dall’Onu in occasione dell’anniversario dall’inizio del conflitto.