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contro l’Unione europea
sul fronte anti-immigrazione

Slovacchia e Polonia
contro l’Unione europea
sul fronte anti-immigrazione

di Michela Eligiato18 Novembre 2016
18 Novembre 2016

Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. È questo il fronte anti-profughi che si sta delineando negli ultimi mesi nell’Unione europea. Non bastano gli appelli di Angela Merkel ad una maggiore solidarietà.

A prevalere nell’Est Europa è il sentimento della paura. All’origine della spaccatura tra le due Europe di fronte al grande movimento migratorio, sembrerebbero esserci esperienze storiche diverse. L’Unione multiculturale, che auspica Angela Merkel, si basa su valori che collidono con quelli difensivi della parte di Unione gelosa dell’omogeneità etnica conquistata. Gli equilibri di una nazione – secondo i governi dell’Europa orientale – potrebbero essere compromessi se l’arrivo di migranti e rifugiati fosse destinato a durare anni.

In base alla proposta in preparazione sulla penalizzazione degli Stati dell’Unione che rifiutano la redistribuzione obbligatoria dei rifugiati, potrebbe essere prevista, soprattutto per la Slovacchia, una sanzione fino a 250 mila euro per ogni richiedente asilo respinto. Di fatto, la Slovacchia avrebbe dovuto accogliere 802 richiedenti asilo, in base alle quote obbligatorie di redistribuzione approvate nell’autunno scorso, ma dopo aver presentato a dicembre il suo ricorso contro l’Ue, il governo ha accettato soltanto 149 cristiani assiri richiedenti asilo provenienti dall’Iraq e prelevati direttamente da campi profughi in Libano.

Il presidente slovacco Fico, insieme al premier ungherese Orban, è uno dei più strenui oppositori del programma europeo di ricollocamento dei rifugiati presenti in Italia e Grecia.

“Non solo rifiutiamo le quote obbligatorie, ma non prenderemo mai una decisione che possa portare alla formazione di una comunità compatta di musulmani in Slovacchia”, ha promesso Fico. L’integrazione dei migranti “è semplicemente impossibile”, conclude Fico, nella sua ultima dichiarazione, affermando anche che il suo governo non permetterà ai musulmani “di diventare una comunità compatta” nel Paese.

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