BRUXELLES – Terremoto giudiziario a Bruxelles. I politici Federica Mogherini (Pd), Stefano Sannino (indipendente) e il funzionario italo-belga Cesare Zegretti – coinvolti nell’indagine sul presunto scandalo legato all’uso improprio dei fondi destinati alla formazione di giovani diplomatici europei – risultano ora formalmente indagati e sono stati informati delle accuse a loro contestate. A comunicarlo è la Procura europea (Eppo), precisando che le ipotesi riguardano frode e corruzione negli appalti, conflitto di interessi e violazione del segreto professionale. L’Eppo ha aggiunto anche che le accuse notificate coincidono con quelle emerse ieri, quando i tre sono stati fermati e interrogati prima di essere rilasciati nella notte perché “non ritenuti a rischio di fuga”.
Le irregolarità riscontrate
Le presunte irregolarità interesserebbero l’assegnazione da parte del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae) di un programma di formazione per giovani diplomatici – lo European Resources for Mediation Support (Ermes), finanziato con 990 mila euro dall’Unione europea – al Collegio d’Europa, di cui l’ex Alta rappresentante per la politica estera dell’Ue Mogherini è rettrice dal settembre 2020. Sannino, oggi direttore generale della Commissione europea per il Medio Oriente e il Nord Africa, è indagato in qualità di ex segretario generale del Seae e di manager del Collegio, posizioni dalle quali, secondo la Procura, potrebbe aver favorito il Collegio informandolo in anticipo sui criteri di selezione della gara d’appalto tenutasi tra il 2021 e il 2022.
Nuove perquisizioni
Dopo la revoca dell’immunità diplomatica, per Sannino è arrivato in mattinata anche il via libera dell’esecutivo comunitario per la rimozione dell’immunità dei beni, permettendo agli investigatori belgi di accedere ai suoi dispositivi elettronici, mentre per il Seae sarebbe stata temporaneamente sospesa l’immunità degli uffici per consentire ulteriori perquisizioni, dopo quelle di ieri sia al Seae a Bruxelles che nella sede e negli uffici del Collegio a Bruges. Il terzo indagato, Zegretti, co-direttore dell’Ufficio executive education, training and projects del Collegio dal gennaio 2022, all’epoca dei fatti era coordinatore del progetto.
Le reazioni politiche e la provocazione di Mosca
Una vicenda che non passa inosservata all’interno e all’esterno dell’Unione: ieri 2 dicembre la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha dichiarato all’agenzia Tass che “l’Ue preferisce ignorare i propri problemi di corruzione, ma fa costantemente la predica agli altri”. La funzionaria russa aveva poi proseguito dicendo che milioni di euro fluiscono attraverso i “canali della corruzione” verso Kiev, e questo “va avanti da anni ed è sotto gli occhi di tutti”. Sempre il 2 dicembre, il portavoce del premier ungherese Viktor Orban, Zoltan Kovacs, ha scritto su X: “Un altro giorno, un altro scandalo shock nell’Ue”. In Italia è particolarmente dura la posizione della Lega: “Se confermate queste notizie getterebbero un discredito definitivo sul Collegio, nonché sulla stessa Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen che, sotto il suo primo mandato, approvò la nomina di Federica Mogherini a Bruges”, si legge in una nota del Carroccio.
E a Bruxelles c’è chi osserva il tempismo dello scandalo, in un momento in cui il Belgio è sotto i riflettori perché si oppone al prestito all’Ucraina finanziato dagli asset russi congelati e il Seae spinge per il via libera a loro utilizzo: il discredito non colpisce solo gli ex membri ma anche l’istituzione attuale.


