La Corte Costituzionale ha dichiarato legittimo il bonus sulle perequazioni pensionistiche. La consulta ha ritenuto «ragionevole» il bilanciamento tra i diritti dei pensionati e le esigenze della finanza pubblica. Il bonus, proposto dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti, prevede un pieno livellamento solo per le pensioni fino a tre volte la soglia minima posta dall’Inps. L’equiparazione è del 40% per gli assegni tra tre e quattro volte il minimo e del 20% tra quattro e cinque volte. Tagliato fuori invece chi percepisce una pensione sei volte superiore al valore minimo dell’Inps. E proprio su quest’ultimo punto verte la decisione della Consulta, chiamata a esprimersi anche sulla rivalutazione non integrale per gli altri trattamenti.
Esulta Poletti. «Eravamo convinti della bontà della scelta» commenta un soddisfatto Poletti. «Bisognava trovare un equilibrio e se oggi la Corte conferma che la scelta era corretta, non possiamo che esprimere soddisfazione», spiega il ministro. Di tutt’altro avviso invece Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi-Cgil. «Resta però irrisolto il problema del reddito dei pensionati, che in questi ultimi anni ha perso sensibilmente di valore e non è stato degnamente rivalutato», dice Pedretti, il quale ribadisce come «i pensionati si siano visti sottrarre delle risorse, finite nel debito pubblico anziché essere utilizzate per aiutare i giovani».
La frenata del Pd. Oggi è arrivato anche il cambio di rotta di alcuni esponenti Pd nei confronti dell’aumento dell’età pensionabile. «Non tutti i lavoratori hanno la stessa aspettativa di vita per le mansioni che fanno. Le norme sull’innalzamento automatico dell’età pensionabile vanno riviste», afferma il ministro Maurizio Martina. La questione allungamento è emersa ieri dopo i dati Istat sulla crescita dell’aspettativa di vita in Italia. A Martina fa eco Gianni Cuperlo. «Bloccare l’automatismo è un atto di buon senso. Il meccanismo è un’offesa alla vita di troppe persone», ha dichiarato il deputato Pd.