"Civico Zero da tredici anniè al servizio dei minoriMa l’inclusione rallenta"

Silvia Alesi e le finalità della onlus “Senza lavoro i ragazzi sono a rischio”

Silvia Alesi è la responsabile della comunicazione e dell’ufficio stampa della onlus ‎Civico Zero Onlus. Ci ha raccontato l’esperienza della cooperativa sociale romana, che da tredici anni si occupa dell’accoglienza dei minori non accompagnati nel quartiere di San Lorenzo.

Cosa fa Civico Zero per i minori stranieri di Roma?

“Il progetto, nato nel 2008 e legato a Save the Children, punta sull’inclusione dei minori stranieri non accompagnati, ed è il più longevo e il più vasto di Roma. All’inizio era un servizio offerto all’interno della stazione Termini ma poi si è reso necessario uno spazio più sicuro per accogliere i ragazzi intercettati nei bivacchi. Oggi la cooperativa Civico Zero Onlus gestisce un centro diurno nella zona est della città, a San Lorenzo. Oltre all’ospitalità dei minori durante il giorno, molto limitata in tempo di pandemia, ci occupiamo di favorire l’integrazione e l’autonomia. Abbiamo un contatto diretto con i tutor volontari, per loro teniamo aperto uno sportello legale per velocizzare la regolarizzazione della presenza in Italia. Ma mettiamo a disposizione anche consulenza psicologica, mediazione culturale e corsi professionalizzanti. Mohamed Keita, ad esempio, ragazzo del Burkina Faso che viveva alla stazione Termini, grazie ad un laboratorio artistico frequentato a Civico Zero è diventato un famoso fotografo”.

Qual è la situazione a Roma con l’impatto della pandemia?

“Gli arrivi sono drasticamente diminuiti, per gli strascichi del decreto Salvini e della pandemia. Ci troviamo ad avere, nel nostro centro, accessi giornalieri molto inferiori rispetto alla normalità. Il grosso problema è stato lo stop a tutto quel comparto occupazionale in cui i ragazzi venivano assorbiti, quindi gli alberghi, il turismo, la ristorazione e tutti settori in cui trovavano più facilmente lavoro. Da questo punto di vista il Covid è stato deleterio, perché moltissimi hanno perso la loro piccola occupazione”.

Silvia Alesi, responsabile della comunicazione di Civico Zero Onlus

Com’è il percorso dei minori che arrivano a Roma?

“Ci mettono un paio di settimane dal sud Italia per arrivare qui, alcuni sono in transito, restano qualche giorno e poi vanno verso le regioni del nord. Altri invece restano, iniziano a prendere la loro strada, e molti compiono dei percorsi positivi. La fascia più problematica è sicuramente quella tra i diciassette e i diciannove anni: infatti mentre in Italia viene festeggiata la maggiore età, per i ragazzi stranieri questo traguardo è una spada di Damocle. A diciotto anni si esce dall’accoglienza destinata ai minori e inizia un lungo percorso per non cadere nell’irregolarità”.

 

Molti minori a Roma si rendono irreperibili e lasciano i piani di protezione. Come agite in queste situazioni?

“Le chiamiamo “Unità di strada” e sono un progetto di supporto psicologico, con educatori che si posizionano in luoghi sensibili della città come le stazioni Termini o Tiburtina, per cercare di agganciare i ragazzi, anche in questo periodo. Lo scopo è intercettarli di nuovo nei luoghi di aggregazione, per evitare che entrino in giri di spaccio e prostituzione”.