Confindustria: “La recessione in Italia è finita. Ma persistono rischi”

Recessione finita nel terzo trimestre. È questa la previsione del Centro di Studi di Confindustria che nell’ultimo rapporto sugli scenari economici scrive: “se confermata, la variazione nulla stimata ora per il Pil nel terzo trimestre 2013 interrompe la contrazione iniziata due anni prima e durata otto trimestri”.
Alla contrazione del Pil dell’1,6% (positiva rispetto all’1,9 previsto a giugno), secondo il Csc, seguirà un rialzo nel 2014 dello 0,7%. Ma da Viale dell’Astronomia arriva chiaro il monito a non abbassare la guardia:  “sulla strada della ripresa persistono rischi, interni e internazionali, e ostacoli. Non c’è un pilota automatico da inserire, la rotta è tutt’altro che sicura e tracciata. Al contrario, occorre fare tutto il possibile per evitare ricadute recessive o arretramenti competitivi”. Rincara il Presidente, Giorgio Squinzi: “Non possiamo accontentarci di una crescita da prefisso telefonico, il governo deve fare di più”.

Per la ripresa, stabilità politica e taglio del cuneo fiscale. E l’appello è proprio alla politica. L’Italia sta passando “dalla caduta alla lenta ripresa” e perché questa si concretizzi, “cruciale è la stabilità politica” intesa come “primo tassello nel mosaico del rilancio”. Concetto, questo, espresso ieri anche dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. Secondo il Csc, l’ipotesi della caduta di governo, e più in generale, “la precarietà politica interna espone l’Italia a una maggiore diffidenza degli investitori esteri, contribuendo a tenere ampio lo spread, indebolisce le iniziative di modernizzazione del paese, impedisce il pieno recupero di fiducia in un progetto paese, tiene basse la competitività e la crescita potenziale”. Confindustria suggerisce, inoltre, un intervento del Governo, che attraverso la prossima legge di stabilità sia volto a “ridurre l’eccessivo carico fiscale che grava su lavoro e sull’impresa”. Agire sul cuneo fiscale e contributivo “deve essere” un obiettivo “prioritario”. Secondo le stime, la pressione fiscale raggiungerà il record nel 2013 al 44,5% del Pil e rimane alta nel 2014 (44,2%), ma quella effettiva, escluso il sommerso, toccherà il 53,5% quest’anno e al 53,2% il prossimo.

Occupazione in frenata, domanda in aumento nel 2014. Sul fronte occupazionale, le stime prevedono che nel quarto trimestre del 2013 verrà raggiunto “un nuovo punto di minimo” dal 2007: -7,2% in cinque anni, pari a un milione e 805mila posti di lavoro in meno. Il tasso di disoccupazione toccherà il 12,3% nell’ultimo trimestre 2013 e sarà solo “da primavera 2014” che la domanda di lavoro tornerà a crescere. Ma anche in questo caso, ammonisce l’Associazione degli industriali, c’è bisogno di “urgenti provvedimenti” per rispondere alla “emergenza del mercato del lavoro (che) fatica a rientrare spontaneamente, data la lentezza della ripresa”.

Le previsioni Istat, Ocse e di Confesercenti. Più buie di quelle del Csc, le previsioni macroeconomiche presentate nei giorni scorsi da Istat, Ocse e Confesercenti. Sostengono una contrazione del Pil dell’1,8% (Istat e Ocse) o dell’1,7% (Confesercenti). Secondo le previsioni dell’Associazione dei commercianti, la crescita del Pil sarà dell’1% nel 2014, ma non basterà a frenare il dramma occupazionale. Confesercenti, infatti, stima al 12,8% il tasso di disoccupazione per il 2014 (-0,2%).

Anna Serafini