Giornali italiani e stranieri, Roma, 7 febbraio 2017. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Edicole pirata su TelegramChiusi molti canali illegaliche distribuivano giornali

Ogni anno per giornali, editori e autori il danno supera i 250 milioni di euro

La tutela della proprietà intellettuale contro le dilagante pirateria online, che minaccia – anche – il lavoro editoriale, è una difficile battaglia che il governo Conte vuole combattere anche durante la pandemia. Con la diffusione del coronavirus e il conseguente lockdown, i cittadini hanno sentito la necessità di informarsi e di conoscere il mondo che li circonda, affidandosi, però, a canali di messaggistica criptata, come Telegram e Whatsapp, e utenti della rete che ogni mattina diffondono copie di quotidiani, settimanali, mensili e persino libri in maniera gratuita. E illegale. Un danno per il settore dell’editoria da 670 mila euro al giorno, circa 250 milioni di euro all’anno, che minaccia il lavoro degli editori, giornalisti, scrittori, edicolanti e tipografi.

Dopo un’inchiesta di Repubblica, che ha denunciato come centinaia di canali di messaggistica diffondessero a migliaia di utenti copie in pdf di prodotti editoriali, la Procura di Bari ha chiuso 19 canali Telegram pirata. Vere e proprie edicole digitali pirata. Nella giornata di ieri, la piattaforma di telecomunicazione ha fatto sapere che ha chiuso altri 20 canali simili. Ma queste misure non bastano.

La Federazione italiana degli editori e la Federazione nazionale della stampa, che hanno apprezzato l’iniziativa della Procura di Bari, chiedono una piena collaborazione da parte della piattaforma, altrimenti “si andrà al blocco dell’accesso da parte dei provider italiani a Telegram”. I canali segnalati dalle associazioni di categoria infatti hanno prontamente cambiato il nome, evitando così di essere rintracciati e riprendendo gran parte delle loro attività illecite.

Agcom, Fieg e Fnsi si appellano quindi al governo per il recepimento tempestivo della direttiva Ue sul copyright e sui diritti connessi, approvata lo scorso anno e che dovrebbe essere implementata nell’ordinamento italiano entro la primavera del 2021.

L’approvazione di una nuova norma capace di contrastare l’aggressione della pirateria editoriale, l’avvio di sostegni pubblici indiretti all’editoria destinati ad alleggerirne la struttura dei costi e, appunto, la nuova legge sullo sfruttamento del copyright da parte dei colossi di Internet apre nuove divisioni nell’esecutivo.

“La direttiva europea è stata approvata da un anno, ma i governi Conte non hanno voluto attuarla in Italia perché favoriscono i saccheggiatori digitali”, accusa il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, invitando il Partito Democratico a intervenire sul tema nella discussione prevista domani in Senato. Secca la risposta del Pd. “Si evitino strumentalizzazioni, false accuse e tensioni certamente non utili in questa fase. Finora, anche in commissione, si è sempre lavorato su questo tema in modo trasversale e in accordo tra tutte le forze politiche”, replica la senatrice Pd Valeria Fedeli, componente della commissione Politiche Ue.

Nella maggioranza c’è anche chi, come i Cinque stelle, ha parlato di legge “liberticida”. Il senatore pantestellato Alberto Airola, della commissione di Vigilanza Rai, afferma che “sul caso Telegram, Agcom propone il Grande Fratello della rete sotto il controllo dell’autorità”.

La discussione è ancora accesa, ma oggi Andrea Martella, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria, illustrerà in commissione cultura della Camera le proposte per adottare al più presto la norma per il copyright, come già fatto da altri paesi europei. 

Serena Console

Laureata in lingua e cultura orientale (cinese e giapponese) e in Professioni dell'editoria e giornalismo, ha conseguito il tesserino da Pubblicista nel 2017. Attualmente collabora con Radio Bullets, dove si occupa di approfondimenti sulla cultura e società cinese; nel weekend cura il Notiziario Orientale con tutte le notizie dall'Estremo Oriente.