Sampdoria' supporters dedicate a banner to Spal Italian supporter Federico Aldrovandi, killed in 2005, during the Italian Serie A soccer match Uc Sampdoria vs Spal 2013 at Luigi Ferraris Stadium in Genoa, Italy, 30 December 2017. ANSA/SIMONE ARVEDA

Il volto di Aldrovandi negli stadi di calcio"Esporlo è una provocazione"

Daspo e sanzioni pecuniarie a chi espone striscioni con il viso di Federico

Da tempo i tifosi della Spal, la squadra di calcio di Ferrara che da quest’anno gioca in Serie A, sventolano ad ogni partita una grande bandiera su cui è dipinto il volto di Federico Aldrovandi, il giovane ferrarese che la mattina del 25 settembre 2005 è stato ucciso da alcuni agenti, condannati in Tribunale, mentre tornava a casa.  Esporre il vessillo con il volto azzurro del giovane Aldrovandi  per onorare battaglia della famiglia per arrivare alla verità e ottenere giustizia –una giustizia arrivata sul piano giudiziario con molto ritardo e difficoltà di applicazione– portando avanti la memoria, da dicembre è diventato illegale. Secondo il giudice esporre all’interno di uno stadio la faccia di Federico Aldrovandi sarebbe una «provocazione rivolta alle forze dell’ordine».

Il caso risale al primo dicembre quando è stato vietato loro di esporla in occasione della partita di campionato contro la Roma allo Stadio Olimpico, perché mancavano le autorizzazioni.

Come scrive il Corriere dello Sport,  la Questura di Roma ha precisato che la bandiera era rimasta fuori dallo stadio poiché priva dell’autorizzazione da presentare o all’inizio della stagione sportiva o tre giorni prima della partita presso il gabinetto della Questura della città ospitante: una procedura che riguarda tutti gli striscioni e le bandiere introdotte negli stadi in occasione di partite di Serie A, B e C. Non è chiaro se l’autorizzazione ci fosse o meno, ma in risposta, il settore ospiti è rimasto in completo silenzio per 90 minuti.  Pochi giorni dopo, l’Associazione Contro gli Abusi in Divisa, una ONLUS nata nel marzo del 2014 che si occupa di monitorare le violenze della polizia, ha rivolto un appello a tutti i tifosi delle squadre di calcio italiane per introduttore negli stadi striscioni e bandiere con il volto di Aldrovandi.

La campagna chiamata #FedericoOvunque è stata trasversale. Il 5 dicembre 2017, all’Olimpico, dove i tifosi della Roma hanno esposto uno striscione durante la partita di Champions League contro il Qarabağ.


A Foggia, inoltre, un arbitro si è messo un’immagine di Federico nel taschino.

A Terni, tredici tifosi del Parma sono stati denunciati per coreografia non autorizzata per aver esposto una decina di immagini di Aldrovandi durante la partita dell’8 dicembre contro la Ternana. Per quanto accaduto a Terni, il padre di Aldrovandi, Lino, ha espresso la propria solidarietà ai tifosi del Parma con un post su Facebook.

Mentre alcuni tifosi presenti alla partita tra Siena e Prato dello scorso 17 dicembre hanno detto che gli steward e gli agenti di polizia presenti allo stadio avevano impedito loro di esporre l’immagine di Aldrovandi e hanno detto che lo striscione era stato poi strappato dalla balaustra cui era legato.

Nel comunicato del giudice sportivo Pasquale Marino relativo alle gare disputate tra il 15 e il 18 dicembre sia il Siena che il Prato sono state multati rispettivamente di 750 e 500 euro perché i loro tifosi avrebbero esposto “uno striscione di contenuto provocatorio nei confronti delle forze dell’ordine”. Nel comunicato non è specificato che si tratti dell’immagine di Aldrovandi, anche se sia a Siena che a Prato, stando alle testimonianze dei tifosi presenti, l’immagine di Aldrovandi era l’unica cosa che poteva essere interpretata come tale. Per i protagonisti quella faccia è l’unica «anomalia» che compare sugli spalti nel corso di quella giornata calcistica. E sono i suoi occhi, che interrogano il prossimo e mantengono vivo il suo ricordo, ad essere considerati una “provocazione”.

L’Associazione Federico Aldrovandi, “che nel proprio statuto si fa portavoce di tolleranza e non violenza, così come altre associazioni nate per ricordare vittime di abusi, chiede che vengano ritirate le sanzioni imposte dal giudice sportivo alle tifoserie che espongono Federico. Il suo viso esprime una vita, un ricordo, un monito. Ma è una vittima, purtroppo. Rappresenta una provocazione solo per chi ha la coscienza sporca”.

Simone Alliva

Laureato all'università Lumsa di Roma in Scienze dell’informazione, comunicazione e marketing, ha iniziato la professione da giornalista pubblicista nei giornali locali della Calabria. Passando nel 2013 al settimanale “L’Espresso”, dove si è occupato di cronaca politica e diritti civili.