HomeCronaca Avviati i test sierologici in varie regioni d’Italia ma “servono linee guida”

Avviati i test sierologici
in varie regioni d'Italia
"Servono linee guida"

A Pavia si sperimenta la plasmaterapia

in America testato il vaccino-cerotto

di Rossella Dell'Anno03 Aprile 2020
03 Aprile 2020

L’Italia si trova ancora in una fase di restrizioni per limitare il più possibile il contagio da Covid-19. Ma nel frattempo, mentre si attende un allentamento delle misure restrittive, le Regioni provano a capire chi ha sviluppato gli anticorpi con dei test sierologici.

Test sierologici. Le sperimentazioni stanno partendo o sono già partite in gran parte del Paese e hanno come obiettivo quello di capire se una persona è stata colpita dal virus anche in maniera inconsapevole e quindi asintomatica, e se per un certo periodo rimane immune. il ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia, sostiene che “servono linee guida chiare e urgenti” per i test sierologici “perchè è illusorio pensare ad un mondo senza positivi tra un mese”. La stessa richiesta viene fatta anche dalla Regione Lazio che vuole “una strategia nazionale unica”. 

Le Regioni. Nel Veneto sono stati avviati i test sui dipendenti della sanità e delle case di riposo. Anche in Emilia Romagna è stata avviata la sperimentazione: da Piacenza a Rimini, lo screening verrà effettuato su tutto il personale della sanità e dei servizi socioassistenziali. Anche la sanità ligure ha iniziato i test sierologici sul personale sanitario e ospiti Rsa. Il Piemonte ha iniziato screening per ospiti Rsa, e nelle Marche invece sono in corso diversi monitoraggi. In Puglia si è partiti dagli ospedali.

A frenare invece è la Lombardia. “Ci atterremo alla scienza”, dice il governatore Attilio Fontana, e anche se a Pavia alcuni malati sono già stati curati con il sangue dei guariti, secondo l’assessore lombardo alla Sanità, Giulio Gallera, non è ancora il momento della mappatura sulla presenza degli anticorpi nelle persone, che avverrà solo a pandemia finita. Oltretutto “i kit che oggi sono a disposizione non danno risposte certe”.

Plasmaterapia. Dal Policlinico di Pavia è partita la sperimentazione della plasmaterapia, una cura per i pazienti contagiati dal Covid-19 che sono in gravi condizioni. Il protocollo predisposto dal servizio di immunoematologia e medicina trasfusionale del San Matteo, prevede infatti che venga prelevato il plasma dal sangue delle persone guarite dal virus. Dopo che è stata verificata, nel servizio di virologia e microbiologia, la capacità di questo “plasma iperimmune”, attraverso i suoi anticorpi, di sconfiggere il Covid-19, viene effettuata l’infusione sui malati.

Nei giorni corsi sono state fatte le prime procedure: cinque al San Matteo e quattro all’ospedale di Mantova, che ha condiviso il protocollo con il Policlinico di Pavia. L’esito sembra essere stato positivo, ma per il momento non sono stati forniti dati ufficiali. 

Corsa ai vaccini. Il  vaccino-cerotto sembrerebbe essere una promettente possibilità sviluppata da Andrea Gambotto, della University of Pittsburgh e testata prima su topi in un lavoro su EBiomedicine. Chiamato ‘PittCoVacc’, “è un cerotto con 400 microaghi  che in 2-3 minuti si sciolgono rilasciando l’antigene che scatena la risposta immunitaria”, ha spiegato così all’Ansa. “La possibilità che questo vaccino protegga dal virus SARS-CoV-2 è alta”, sostiene Gambotto; continua spiegando che “non appena ricevuta l’autorizzazione dall’Fda, sarà avviata la prima sperimentazione su pazienti. “Speriamo di fare la fase I della sperimentazione in brevissimo tempo, anche il mese prossimo”.

L’Ema, l’Agenzia Europea per i medicinali, sta valutando almeno una dozzina di potenziali vaccini e cinque test preclinici sono partiti in Italia. Negli Usa, da un paio di settimane, è stata già avviata la sperimentazione sull’uomo. Silvio Garattini spiega che non è da escludere la possibilità che tra dicembre e febbraio si chiuderà la fase della sperimentazione per avviare in qualche caso la produzione delle prime dosi di vaccino entro fine anno. 

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