Grillo prende le distanze dagli insulti alla Boschi. E propone una legge per costringere i giornalisti a svelare le fonti

grilloLibertà di opinione come libertà d’insulto sul sito Facebook di Beppe Grillo. Il leader pentastellato punta questa volta il bersaglio sul ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, che ha mostrato qualche reticenza nel collaborare con il Movimento per le riforme su Senato e Titolo V. Ma il sacrosanto diritto di critica, trattandosi di una donna si trasforma facilmente in commenti sessisti. “Bottana”, “Era meglio se facevi la pornostar”, “Bella fuori ma putrefatta dentro”: sono solo alcuni degli insulti rivolti alla ministra. Sullo stesso sito molti utenti sono intervenuti per difendere la Boschi. Parole di biasimo anche da parte di elettori stellati, che non si riconoscono in questo modo gretto di far opposizione.

E le distanze vengono prese anche dagli stessi dirigenti 5 stelle. Sul blog è apparso oggi un post in cui Grillo disconosce la paternità degli insulti, ipotizzando che possano essere partiti dagli “stessi giornalisti o da esponenti del Pd”. E mette a disposizione del ministro i nominativi degli autori, invitandola ad agire per vie legali per individuare la loro identità e tutelare la sua reputazione.

Non si può far a meno di pensare, tuttavia, che questi episodi non siano altro che il frutto della strategia grillina di fomentare la rabbia nei confronti degli oppositori del Movimento, scegliendo come obiettivi prediletti gli operatori dell’informazione. Sul sito, nella rubrica “Il giornalista del giorno”, finiscono alla gogna tutti coloro i quali osano scrivere articoli critici nei confronti del Movimento. Per il malcapitato di turno pioggia d’insulti, che non rimangono circoscritti alle sole pagine del blog, ma lo raggiungono anche su i siti personali.

La lotta ai giornalisti, o come preferisce chiamarli Grillo “pennivendoli”, ora punta a stroncare un baluardo della libertà d’informazione: il diritto di mantenere segrete le proprie fonti. La proposta fatta dal comico genovese è quella di una legge che elimini il segreto professionale, perché le fonti di cui i giornalisti si servono sarebbero in realtà entità fittizie utilizzate per avallare le proprie tesi, “fantasie dettate dalla loro linea politica e dai loro padroni”.

Silvia Renda

Silvia Renda

Nata a Lamezia Terme il 20 Aprile 1991. Vive da qualche anno a Roma dove ha conseguito la laurea triennale con votazione 110 e lode in Scienze della comunicazione (percorso giornalismo, uffici stampa e relazioni pubbliche) presso l’Università Lumsa, con una tesi dal titolo “La nuova vecchia retorica politica italiana: comunicazione nell’era della politica pop”. Ha collaborato con redazioni giornalistiche online. E' attualmente praticante della Scuola di Giornalismo dell’Università Lumsa.