Un giovane davanti a una agenzia interinale ANSA/ FRANCO SILVI

Giovani pagati 64% in menodei colleghi più anzianiL'inchiesta di Jobpricing

Datori di lavoro sfruttano le difficoltà ad inserirsi nel mercato del lavoro

I giovani che lavorano per la prima volta sono pagati il 64,3% in meno di chi, facendo lo stesso lavoro, è già  a fine carriera e la differenza è di circa 14mila euro. La media degli stipendi che si possono percepire prima dei 24 anni è infatti di poco più di 21mila euro, contro gli oltre 35mila percepiti dagli over 65.

I dati arrivano dall’ultimo “Salary Outlook” della società bergamasca Jobpricing che studia le retribuzioni, il cui studio è stato ripreso dal Sole 24 Ore. Le principali motivazioni di quello che è stato definitivo come un vero e proprio “gap generazionale” sono gli scatti di anzianità e le differenze dei vari curriculum, ma anche il fatto che gli imprenditori tendono a pagare di meno i giovani anche se hanno gli stessi requisiti dei più anziani. Una prassi che sfrutta la debolezza contrattuale e la sempre maggiore difficoltà, per gli under 30, di inserirsi nel mondo del lavoro. Certamente chi ha maturato molta esperienza può ambire più facilmente a posizioni di responsabilità, quindi con stipendi maggiori, ma rimane eloquente che i datori di lavori paghino i giovani in ingresso molto di meno, e addirittura nel rapporto della società bergamasca si segnala lo scarto tra uomini e donne, con queste ultime che arrivano a guadagnare fino a 3.400 euro in meno dei colleghi.

Una situazione, quella del mercato lavorativo attuale, che crea una spirale atipica, dove i giovani che riescono a trovare un lavoro stabile non sono disposti a lasciarlo anche se non sono per niente soddisfatti di quanto guadagnano. Una volta arrivata la tanto agognata assunzione, infatti, soprattutto chi si trova nella fascia d’età 25-34 anni, ha paura di cambiare lavoro o cercare un altro impiego, perché è molto concreta l’ipotesi di non riuscire più a trovare un posto simile e, anzi, appare ancora più realistico il rischio di un regresso del proprio guadagno.

Il presidente di Jobpricing, Mario Vavassori, intervistato proprio dal Sole 24 Ore, ha sottolineato questa «asimmetria che si crea tra quello che è desiderato dall’azienda e dal lavoratore, spesso “costretto” a restare in una certa società per tutelarsi». Questo circolo vizioso «ritarda tutto il meccanismo – ha aggiunto Vavassori – che va anche a discapito dell’azione, perché si perde una risorsa negli anni di maggiore produttività, assumendola come “premio” solo alla fine».

Salvatore Tropea

Classe 1992, dopo la maturità scientifica si laurea in Scienze della Comunicazione alla Lumsa. Collabora con il mensile locale calabrese L’Eco del Chiaro; con il giornale studentesco e la WebTV della Pontificia Università Lateranense e con il portale online farodiroma.it. Attualmente frequenta il Master in Giornalismo alla Lumsa, dopo aver frequentato il Master in Digital Journalism alla Lateranese e aver svolto due mesi di stage a Radio Vaticana. Con il Master in Giornalismo della Lumsa ha svolto tre mesi di stage presso la redazione de Il Venerdì di Repubblica e attualmente sta svolgendo uno stage di tre mesi presso la redazione italiana di Vatican News