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HomeCronaca “L’Europa deve ripensare il rapporto con l’Africa per creare partnership”

"L'Europa deve ripensare
il rapporto con l'Africa
per creare partnership"

Dioma, presidente esecutivo Iabw

"Puntiamo sui settori tradizionali"

di Leonardo Macciocca01 Ottobre 2025
01 Ottobre 2025

Cleophas Adrien Dioma, presidente esecutivo Italia Africa Business Week

“Il forum economico e commerciale Italia Africa Business Week (Iabw) nasce con due finalità: comunicare l’Italia all’Africa, far vedere agli africani che si può lavorare con l’Italia, e viceversa, comunicare i Paesi africani in Italia e mostrare le opportunità di business sul nostro continente”. Cleophas Adrien Dioma, presidente esecutivo di Iabw illustra a Lumsanews come gli africani guardano oggi all’Europa.

Quali sono i settori lavorativi sui quali punta di più il forum Italia Africa Business Week?

“Chiaramente i settori più importanti sono quelli tradizionali, il settore agroalimentare, l’energia, la digitalizzazione, quello delle infrastrutture, della costruzione, il settore biomedicale, la formazione e l’istruzione. A questo proposito, sono molto contento che sia nato il Lumsa Africa Center, che permette di parlare di formazione e scambio, perché formare vuol dire aprire possibilità, opportunità e conoscenza, e poi aiuterebbe anche a evitare tutte le conflittualità che purtroppo stiamo vedendo molto in Africa, ma non solo, perché anche a livello mondiale la situazione è molto critica.”

Qual è il sentimento degli africani nei confronti dell’Occidente e dell’Italia?

“È un sentimento un po’ contrastante, perché noi ci sentiamo molto vicini alla cultura occidentale e quindi all’Europa, ma siamo anche un po’ infastiditi dal fatto che l’Occidente non se ne renda conto e voglia ancora oggi imporre dei modelli, con un approccio che non rispetta i punti di vista e la dignità. Finché l’Europa continuerà a vedere l’Africa come un continente da aiutare e non come un continente con il quale creare delle partnership sarà difficile, perché la nuova generazione di africani non vede più il mondo occidentale come l’unica realtà con la quale interfacciarsi.” 

A chi si riferisce?

“Stanno arrivando altri competitor, come la Russia, la Cina, la Turchia e altre realtà, quindi è il momento per l’Occidente di fare mea culpa e iniziare a fare delle domande giuste: come creare una partnership che possa funzionare? L’Italia ci sta provando: con il Piano Mattei sta facendo lo sforzo di capire in che modo lavorare con l’Africa, confrontandosi con i Paesi, con i dirigenti, per definire le sezioni prioritarie di interesse dei singoli stati. E questo è secondo me l’unico modo per lavorare, in quanto rispetta la dignità e l’orgoglio africano e permette di sedersi intorno allo stesso tavolo per trovare un punto d’incontro.”

Per quanto riguarda l’aspetto diplomatico, nota un approccio differente da parte di Paesi come la Turchia rispetto all’Occidente?

“Il presidente (turco) Erdogan quando va in Africa, si accompagna con gli impreditori del suo Paese. Per esempio la Turchia ha costruito l’aeroporto del Senegal (aeroporto internazionale Blaise-Diagne, ndr) e lo stadio del Senegal (Abdoulaye Wade, ndr). Non è che sia migliore dell’Italia in quel settore, ma è chiaro che l’approccio politico, la maniera di ragionare, il fatto di venire con gli imprenditori, facilita il rapporto che la Turchia può avere con l’Africa. Hanno aperto anche delle scuole, ad esempio una scuola turca in Burkina Faso: vuol dire che formano gente lì che poi va a fare la specializzazione in Turchia e ritorna in qualche modo a rappresentare il Made in Turchia, in Burkina Faso, in Senegal, in Costa d’Avorio.”

Preferisce questo tipo di rapporto?

“Non vengono a dare lezioni di democrazia. Non voglio sottovalutare questo tipo di approccio, ma a volte l’idea che qualcuno decida che rapporto devi avere con tuo il popolo non va bene, non è giusto. Soprattutto perché a livello mondiale, alcuni Paesi purtroppo non rispettano quelle che sono le regole del diritto internazionale, ma non sono trattati come siamo trattati noi.”

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