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Marino e la presidente cilena Bachelet ricordano gli esuli di Pinochet

di Alessandro Testa05 Giugno 2015
05 Giugno 2015
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Giorgio Napolitano, Michelle Bachelet e Ignazio Marino sotto la ex-sede di “Chile democratico”

E’ stata densa di appuntamenti la prima giornata della visita in Italia della presidente cilena Michelle Bachelet. In poche ore è stata ricevuta dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha incontrato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e quelli delle Camere, Grasso e Boldrini. Al di là degli impegni ufficiali, però, i momenti più emozionanti sono stati all’inizio della mattinata, con la scopertura di una targa in memoria del lungo esilio romano di molti cileni fuggiti dalla feroce dittatura del generale Pinochet. Tra di loro c’erano i componenti del gruppo folk Inti-Illimani, che l’hanno attesa al mercato Testaccio – fonte di ispirazione per una delle loro canzoni di quegli anni – dove hanno cantato per lei “El pueblo unido jamas serà vencido”. Domani la presidente cilena sarà ricevuta da papa Francesco e sabato si recherà a Milano per visitare l’Expo.

Chile democratico. Tra il 1973 e il 1988 in via di Torre Argentina 21 si stabilì Chile democratico, un’associazione di esuli del paese sudamericano, basata a Roma ma attiva in tutta Europa. Da questa mattina una targa ricorda la sua fondamentale opera di denuncia dei crimini della dittatura e di supporto per i cileni che riuscivano a rifugiarsi in Europa. Oltre alla presidente Bachelet alla cerimonia hanno partecipato il sindaco di Roma, Ignazio Marino «che aveva 18 anni all’epoca del colpo di Stato contro Salvador Allende» ed il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, «che ne aveva qualcuno in più» e, come ha ricordato con voce strozzata nel suo breve intervento, pur nel clima della guerra fredda di allora non ha esitato a schierarsi con forza dalla parte dei diritti del popolo cileno.

Gli Inti-Illimani. Ancora più toccante la visita al mercato Testaccio, dove la presidente Bachelet è stata abbracciata da Horacio Salinas, Horacio Duran e José Seves, i tre componenti principali dello  storico gruppo folk Inti-Illimani, che si trovavano in tournée in Europa il giorno del golpe e per questo ottennero asilo politico e si stabilirono a Roma, dove hanno vissuto per tutti i quindici anni della dittatura. Dopo di loro si è esibita la banda della Scuola popolare di musica di Testaccio, per simboleggiare il profondo legame tra Roma e il Cile democratico.

«E’ stata una grande emozione essere di nuovo qui e suonare davanti alla nostra presidente – ha raccontato Horacio Salinas – Anche lei ha sofferto molto durante la dittatura, che la rinchiuse in un campo di prigionia prima di mandarla in esilio».

«Stamattina ho saltato le prove – ha aggiunto Horacio Duran – perché volevo partecipare a tutti i costi alla cerimonia in centro. Ovviamente ciascuno di noi aveva un’abitazione, ma per 15 anni il palazzo di Torre Argentina è stato la nostra vera casa».

Il sindaco Marino ha invitato gli Inti-Illimani ad tornare a Roma l’11 settembre, per un grande concerto nell’anniversario del colpo di Stato.

 

Alessandro Testa

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