Profughi pagati dall’Italia per attraversare il confine tedesco. La Germania ci accusa, la normativa europea ci scagiona

Un incidente diplomatico tra Roma e Berlino dove i protagonisti sono un gruppo di immigrati africani, trasferitisi nei mesi scorsi da uno Stato all’altro e che i tedeschi ci rinfacciano di aver “incoraggiato”. L’accusa che viene mossa all’Italia è infatti quella, dopo averli bloccati, di aver dato a questi profughi dei soldi, invitandoli a proseguire il viaggio fino a raggiungere la meta prefissata, cioè Amburgo, in Germania.

Il casus belli. L’agenzia tedesca Dpa non ha usato mezzi termini nel raccontare la storia di circa 300 immigrati provenienti da Libia, Ghana e Togo che, nonostante fossero stati fermati dalle autorità italiane, sono comunque riusciti ad arrivare nella città anseatica. Un attacco all’Italia e alla sua capacità di rispettare gli accordi europei in materia di immigrazione corroborato dal particolare aggiunto sul suo sito dal quotidiano Spiegel che, citando il Ministero dell’Interno federale, scrive di come ciascun profugo abbia ricevuto 500 euro per proseguire indisturbato il viaggio fino a varcare il confine tedesco. Un esodo guidato dalla speranza che comunque, prevede Detlef Scheele, senatore del partito socialdemocratico tedesco, avrà un esito negativo per gli africani: «Molti di loro infatti in Germania rimarrebbero senzatetto, perché non hanno alcun permesso di lavoro e nessun diritto alle prestazioni sociali locali. Sarebbe irresponsabile dar loro false speranze e penso che il viaggio di ritorno sia davvero l’unica opzione possibile».

La difesa italiana. Dal punto di vista italiano la vicenda rientra in una prassi ben definita, regolata da una circolare del Ministero dell’Intero dello scorso 18 febbraio, che prevede un buono di 500 euro per tutti gli immigrati che lasciano un nostro centro di accoglienza. Una norma che attualmente riguarda ben 13mila persone. E sempre a livello legislativo, stavolta europeo, il Viminale tiene poi a precisare che «i permessi di soggiorno dati a stranieri che poi si sono trasferiti in Germania sono stati rilasciati a seguito dell’esame della singola posizione, caso per caso, conformemente alla normativa comunitaria». Niente di strano, infine, che dei profughi fermati in Italia si trovino adesso in Germania perché, sottolinea il Ministero dell’Intero, «ovviamente, qualora lo straniero sia in possesso di un valido permesso di soggiorno e siano soddisfatti i requisiti d’ingresso e soggiorno previsti dall’articolo 5 della convenzione di Schengen, lo straniero può circolare e può rimanere nel territorio tedesco, come nel territorio di uno degli Stati membri, per un periodo di tre mesi, trascorsi i quali le autorità tedesche devono rinviarlo in Italia».

 

Fabio Grazzini