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HomeCronaca “Usa e Cina non egemoni nell’area subsahariana. Russia partner commerciale non essenziale”

Africa subsahariana, Carbone
"Usa e Cina non egemoni
Russia partner particolare"

Giovanni Carbone, analista Ispi

"Nessuno dominerà il continente"

di Leonardo Macciocca01 Ottobre 2025
01 Ottobre 2025

Giovanni Carbone, responsabile del Programma Africa dell'Ispi

Giovanni Marco Carbone, professore ordinario di Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Milano e responsabile del Programma Africa dell’Ispi, racconta a Lumsanews gli ultimi sviluppi nella regione subsahariana, nonché i rapporti di alcuni stati con le superpotenze.

Quale situazione si trova a fronteggiare l’Europa nell’Africa subsahariana?

“È una situazione complicatissima, nel senso che la regione dell’Africa subsahariana era già parecchio problematica prima del Covid, in quanto la crescita economica non era più quella di 15 anni fa. Questa era stata buona per un lungo periodo, ma aveva cominciato a rallentare ormai dieci anni fa. Inoltre i conflitti sono tornati ad essere diffusi in un certo numero di aree della regione, quindi c’è stato un processo di ritorno all’instabilità, con colpi di Stato relativamente numerosi. Poi c’è stato il Covid, l’invasione dell’Ucraina e la crisi in Medio Oriente che hanno creato ed esacerbato le tensioni internazionali e hanno portato via l’attenzione.”

Quali sono le difficoltà a cui andrebbe incontro l’Europa nell’organizzare progetti di partenariato?

“Premetto che negli ultimi anni c’è un calo di disponibilità europea di investire in direzione africana. È vero che ci sono delle iniziative, sulla carta anche significative, come il Global Gateway europeo, e, per quanto riguarda l’Italia, il Piano Mattei. Oltre al calo dell’attenzione europea, ci sono delle difficoltà oggettive di contesto, che è molto più competitivo di quanto non fosse in passato. I Paesi europei e l’Occidente in generale si sono mossi come potenze molto influenti nella regione per decenni, se non egemoni. Invece negli ultimi trent’anni, a partire dalla Cina, sono emersi tanti altri Paesi non europei, non occidentali, che hanno acquisito influenza, come la Turchia, l’India, gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita.”

La Cina è una potenza che è destinata a dominare il continente oppure ci sono degli spazi di manovra? 

“Nessuno domina il continente e nessuno lo dominerà. La Cina è il singolo paese più influente, in parte, assieme agli Stati Uniti. Gli Usa mantengono un’importante influenza politica. La Cina ce l’ha su entrambi i fronti, economica, perché è il partner commerciale più importante per la vasta maggioranza dei Paesi della regione, e poi anche politica. Quindi ha un ruolo, indubbio, di influenza. Questo non significa che faccia bello e il cattivo tempo. I Paesi africani imparano a muoversi. L’Angola, ad esempio, per tanti anni è stata molto vicina alla Cina e quando si è accorta che era troppo dipendente, ha iniziato a smarcarsi parzialmente e ad avvicinarsi agli Stati Uniti e agli europei. Il fatto stesso che ci siano dei partner alternativi all’esterno della regione è anzi un’opportunità per i Paesi africani.” 

Questo tipo di alleanze economiche e politiche potrebbero svilupparsi su un piano paritario? 

“Il piano paritario è molto difficile per la maggior parte di questi stati, che però possono sfilarsi da certe relazioni e cercare di coltivarne altre. Alcuni Paesi del Sahel, come il Mali, il Niger, il Burkina Faso, hanno reciso i legami con la Francia e si sono avvicinati molto alla Russia e ad altri partner. Certo che restano Paesi che hanno bisogno, in maniera molto importante, di appoggio esterno. Poi ce ne sono altri che pur non potendo perdere di vista la necessità di coltivare relazioni esterne, possono avere margini di autonomia maggiore, come ad esempio ha fatto l’Etiopia in certi momenti, o il Sud Africa.”

Che tipo di alleanze cerca di stipulare Russia con questi stati? 

La Russia rispetto agli altri attori esterni parte da una situazione un po’ particolare, nel senso che ha livelli di scambi commerciali molto contenuti, quindi non è un partner commerciale imprescindibile, sostanzialmente per tutti gli stati africani. Se si chiudessero i legami commerciali con la Russia, sono pochi i Paesi che soffrirebbero in maniera analoga a quello che patirebbero se si rescindessero i legami commerciali con l’Europa o con la Cina. Il Cremlino, inoltre, ha un interesse relativamente più contenuto di altre nazioni per quanto riguarda le materie prime del continente, in quanto la Russia, dal punto di vista energetico, è un Paese esportatore. Quindi quello che motiva di più Mosca ad andare a cercare partner nei Paesi africani è stato in questi anni soprattutto la necessità di non trovarsi isolata a livello internazionale.”

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