Visco, «economia italiana ferma al 1987». Preoccupazione e speranza nella relazione del governatore di Bankitalia. Duro il monito alla politica

«L’Italia è rimasta ferma a 25 anni fa e, mai come ora, urgono le riforme per rilanciare il Paese». E’ l’allarme lanciato oggi dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, nel corso della consueta Assemblea annuale. Ma non tutto è perduto e la fine del tunnel potrebbe essere vicina.

Nelle sue considerazioni finali Visco ha parlato di recessione e crescita puntando il dito su una classe dirigente che in questi anni «non è riuscita a mediare tra interessi generali e particolari». Le gravi debolezze strutturali del nostro sistema-Paese, associate alla crisi che ha colpito l’Eurozona, hanno comportato per l’Italia effetti ben più gravi che in altri Stati dell’Unione europea.
L’anno più difficile. Secondo il Governatore, proprio il 2012 è stato l’anno in cui la crisi ha mostrato i suoi effetti peggiori: il prodotto interno lordo è stato inferiore del 7% rispetto al 2007, il reddito disponibile delle famiglie è calato di oltre il 9% e la produzione ha visto un taglio di quasi un quarto. Ma il dato più allarmante è quello sulla disoccupazione: il tasso dei senza lavoro è raddoppiato rispetto al 2007 e il numero degli occupati è sceso di mezzo milione. Numeri confermati proprio dall’ultimo rapporto Istat: il 41,9% dei giovani non ha un lavoro e la disoccupazione è tornata sui livelli del 1977.
Il timore è per le possibili conseguenze di un quadro simile; la recessione «rischia di ripercuotersi sulla coesione sociale» e i segnali che arrivano dalla classe politica non sono certo incoraggianti.
Spiragli di luce. Eppure, nella parole di Visco, c’è anche un filo di speranza: sul finire del 2013 ci potrebbe essere, infatti, l’inversione del ciclo economico recessivo. Nonostante l’annus horribilis, non tutto è da buttare. Certamente i progressi sono stati insufficienti e i risultati delle manovre economiche insufficienti per essere ottimisti. Ma disperdere quei pochi esiti positivi «avrebbe conseguenze gravi».
«La correzione dei conti pubblici – ha spiegato Visco – ha contribuito a ridimensionare le tensioni sul mercato dei titoli di Stato, evitando scenari peggiori». Per il governatore di Bankitalia tutto dipenderà dall’impulso che la politica riuscirà a dare alla produzione, attraverso riforme che sappiano dosare i controlli sulla spesa pubblica ma incentivare, parallelamente, la crescita.
Rilanciare l’impresa. L’invito è, dunque, rivolto anche alle imprese, chiamate a uno sforzo eccezionale. Sono, infatti, ancora «troppo poche – a giudizio di Visco – le aziende che hanno ripreso ad investire». Sarà questa la sfida principale dei prossimi mesi; passando, magari, per sostegni pubblici non sotto forma di sussidi, ma di stanziamenti di risorse che promuovano le attività industriali. Senza dimenticare la necessità di semplificare il quadro regolamentare all’interno del quale gli imprenditori si trovano ad operare; il cuneo fiscale pesa in misura eccessiva sulla nostra economia, rallentando «lavoro, occupazione e attività d’impresa». 

Marcello Gelardini