Cinque Stelle, espulso il senatore Mastrangeli per essere andato in tv dalla D’Urso

«Ci hai fatto fare la figura dei deficienti. Noi a lavorare e tu in televisione a dire cazzate. Ti rendi conto?», questo l’attacco frontale, esploso in diretta streaming, che i parlamentari del M5S hanno rivolto al «reo» senatore Marino Germano Mastrangeli. Il pomo della discordia non è un’alleanza col Pd, né un inciucio con Berlusconi ma peggio ancora, secondo l’“etica grillina”, varie comparsate in tv, in particolare quella a Canale 5 da Barbara D’Urso, ritenuta una conduttrice pop-trash dalla quale stare alla larga.


«Come in Corea del Nord». Il senatore laziale a sua volta si è appellato alla Costituzione: «Ma voi lo conoscete l’articolo 21? In questo Paese – ha continuato – c’è la libertà di parola, non siamo in Corea del Nord, voi mi diffamate, io lavoro da mattina a sera», ha gridato con orgoglio.
Ma il M5S non può perdonare una seconda défaillance: Mastrangeli è lo stesso che aveva dichiarato di aver votato Piero Grasso come presidente del Senato, nonostante il nome non fosse gradito al Movimento. E allora, dopo la reiterazione del reato, l’unica soluzione è parsa quella di un processo in diretta attraverso una votazione che ha decretato l’espulsione del senatore disubbidiente con 62 voti favorevoli, 25 contrari e 3 astenuti. Dopo il verdetto della giuria popolare, manca adesso il televoto della Rete e solo allora il tribunale pentastellato potrà emettere la sentenza definitiva.
A qualcuno è venuto il dubbio che l’astuto senatore ci abbia marciato un bel po’ su questa storia, violando in maniera plateale uno dei punti fondamentali del codice di comportamento del “buon grillino” che vieta la partecipazione a salotti politici, soprattutto quando c’è il contraddittorio.
L’ipotesi è che voglia entrare a far parte del gruppo misto per incassare lo stipendio da parlamentare fino all’ultimo centesimo, cosa che non è prevista dalla deontologia grillina secondo cui l’indennità parlamentare percepita deve essere di 5mila euro lordi mensili (oggi è pari a circa 10mila euro lordi mensili), il residuo dovrà essere restituito allo Stato insieme all’assegno di solidarietà. I parlamentari Cinque Stelle hanno diritto, sempre secondo il loro codice di comportamento, al rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, al benefit per le spese di trasporto e di viaggio, alla somma forfettaria annua per spese telefoniche e al trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo. Ogni spesa sostenuta deve essere necessariamente rendicontata on line. Le malelingue sostengono che probabilmente il senatore Mastrangeli non abbia proprio aderito a tutti i punti delle tavole dei comandamenti di Beppe Grillo.
«Io non voglio che lo cacciamo, quello ci frega due volte», sostiene una minoranza del Movimento.
Anche Vito Crimi a Porta a Porta. In tutta risposta il senatore di Cassino ha replicato ai suoi ex compagni chiedendo l’epurazione del capogruppo Vito Crimi: «E lui che è andato da Vespa a Porta a Porta a sdraiarsi?». Ma il Movimento ha bocciato all’unanimità l’espulsione di Crimi.
Una procedura esemplare quella riservata a Mastrangeli che suona quasi come un avvertimento a chiunque voglia sfidare i diktat di Grillo.

Francesca Polacco