HomeCronaca Covid, chiusa l’inchiesta a Bergamo: indagati Conte e Speranza

Chiusa l'inchiesta
per il Covid a Bergamo
Indagati Conte e Fontana

Il presidente della regione Lombardia:

"Ho saputo dell'indagine dai giornali"

di Raffaele Rossi02 Marzo 2023
02 Marzo 2023
Inchiesta Covid, l'ex premier Giuseppe Conte e Roberto Speranza indagati

BERGAMO – Il premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il governatore della Lombardia Attilio Fontana e l’ex assessore al Welfare Giulio Gallera sono tra i 19 indagati per epidemia Covid, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti d’ufficio.

Si chiudono a Bergamo le indagini, a tre anni dall’inizio della pandemia. Tra le persone cui saranno notificati gli avvisi di conclusione delle indagini ci sono anche il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro, il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli e l’allora capo della Protezione Civile Angelo Borrelli. 

Nell’atto di chiusura delle indagini si evidenziano i tre punti chiave dell’inchiesta: la mancata applicazione del piano pandemico nazionale per contrastare il rischio Covid lanciato dall’Oms, la mancata istituzione della zona rossa tra Alzano Lombardo e Nembro e la rapida chiusura e riapertura dell’ospedale di Alzano. Sarà il giudice Mariarosa Pipponzi a valutare le posizioni dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex ministro della sanità Roberto Speranza.

Conte e Speranza hanno “agito con responsabilità”

L’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte dichiara di sentirsi “tranquillo” per aver agito “con responsabilità”. Speranza ha dichiarato di aver “sempre agito nell’interesse del Paese”. Il governatore lombardo Attilio Fontana, invece, ha dichiarato di aver scoperto di essere indagato dai giornali: “è una vergogna”, ha detto. L’ex assessore regionale Giulio Gallera invece ha dichiarato di sentirsi “sereno” e garantisce la “massima collaborazione alla magistratura”. 

Mancato aggiornamento del piano pandemico

”Di fronte alle migliaia di morti non potevamo chiudere con una archiviazione”, spiega il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani. Con un decreto del “23 febbraio 2020 era stata richiamata la legislazione sanitaria precedente”: in caso di urgenza, “c’era la possibilità di chiudere determinate zone”. Il problema è stato quello del “mancato aggiornamento del piano pandemico risalente al 2006”. Ora, continua il procuratore, si dovranno “dimostrare i nessi di causalità tra le morti e gli errori”.

La gratitudine dei familiari delle vittime di Covid

Si sono ritrovati fuori dalla Procura di Bergamo i parenti delle vittime appartenenti all’associazione “#Sereniesempreuniti” per mostrare la loro “gratitudine per l’immane lavoro svolto in questi 3 anni” e “onorare la memoria di chi ha pagato in prima persona”.

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