Ddl anticorruzione. Schifani: “Accelerare i tempi”

Una legge delega pronta nel giro di una settimana. E subito a ridosso del voto sul ddl anti-corruzione. “L’auspicio è che il testo approdi in aula tra meno di due settimane”, ha dichiarato il Presidente del Senato, Renato Schifani. Il clima tra le mura del Palazzo comincia ad essere davvero rovente, tanto da lasciare inchiodati al banco della presidenza delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia, per un’intera notte, il Guardasigilli Severino insieme al Ministro della Funzione Pubblica Patroni Griffi. La commissione si riunirà anche oggi pomeriggio perché l’obiettivo primario è quello di anticipare al massimo i tempi della delega. Questo vuole Monti che, nel frastuono degli ultimi tempi soprattutto, punta il dito verso le norme sull’incandidabilità dei politici corrotti. Liste pulite alle prossime elezioni, quindi. Al Senato, alle commissioni, il testo dovrebbe già passare entro la prossima settimana. Se poi si bruciassero i tempi pure alla Camera e il governo riuscisse a produrre il decreto legislativo, compreso di emendamento sulle liste pulite, è possibile che anche per le elezioni della Regione Lazio, previste per dicembre, si potrebbe votare con quel decreto già scritto.
I punti della legge. L’obiettivo della legge è escludere dalle liste chi abbia avuto condanne superiori ai due anni. Fuori tutti, quindi, almeno in linea teorica. Persino quei 26 parlamentari, tra deputati e senatori, che hanno avuto condanne definitive, ma siedono ancora comodamente su poltrone d’oro. Tuttavia è proprio su questo punto che la politica si divide. Mentre l’Idv di Di Pietro chiede l’accesso negato alle liste anche per coloro i quali hanno ricevuto una sola condanna di primo grado, la linea del Governo è in linea con la nostra Costituzione: processare solo chi è passato per tutti i gradi di giudizio. Quindi la sentenza vale solo se è quella definitiva.
Norma anti-Batman. Rischia invece di non entrare nel ddl l’emendamento proposto dal parlamentare Ghedini. “L’obiettivo è trovare soluzioni equilibrate”, ha dichiarato la Severino, ma la norma che vorrebbe punire i politici ladri sta ancora al centro dello scontro politico. La legge, presentata dal Pdl per punire chi si appropria di fondi pubblici per finalità private, non è stata accolta di buon grado dal Pd, che pensa si tratti di un facsimile più debole della normativa vigente. Oggi il peculato, infatti, è punito con una pena che va dai tre ai dieci anni, mentre la modifica del Pdl ne prevede una che va dai due ai sei anni, con l’aggravante che la nuova legge dimezzerebbe anche i tempi di prescrizione.
Le posizioni del Pd e del Pdl. Anna Finocchiaro, capogruppo Pd al Senato, chiede che “il provvedimento sulla corruzione venga approvato così com’è arrivato dalla Camera, anche con il voto di fiducia”. In un Paese in cui la corruzione costa più di 60 miliardi l’anno, l’urgenza di un intervento ad hoc si fa sentire più che altrove. Donatella Ferranti, capogruppo del Pd nella commissione Giustizia alla Camera, accusa il Pdl al Senato di voler strumentalizzare il ministro Severino, allo scopo di voler affossare il testo definitivamente.
Di tutt’altro parere è il partito di Angelino Alfano. “Il Pdl, nel rispetto del dibattito parlamentare, farà di tutto per agevolare e accelerare l’iter di approvazione della legge anticorruzione”. Questo è quanto ha dichiarato il vice-capogruppo vicario del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello.
Norma salva-Ruby. Il Guardasigilli mostra un’apertura alle richieste del Pdl sul ddl anticorruzione, riguardo almeno la rimodulazione sulle norme d’influenza e corruzione sui privati. “Non ci sarà invece nessun emendamento salva-Ruby”, ha affermato ancora la Guardasagilli, che si dichiara fiduciosa in un dialogo proficuo delle commissioni competenti al Senato. L’ex ddl Alfano sembra forse aver intrapreso un’altra strada. Benché sino a ieri il senatore Pdl Andrea Pastore abbia presentato un’altra proposta di modifica, che avrà l’effetto diretto di far saltare il processo a carico di Silvio Berlusconi, accusato di corruzione. Nello specifico, una nuova correzione che cancelli dal maxiemendamento il reato di concussione per induzione, reato di cui è accusato il Cavaliere.

di Marina Bonifacio