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Il ricordo di Mia Martini
a venticinque anni
dalla sua scomparsa

Domani un quarto di secolo dalla morte

La Rai celebra Mimì con "Io sono Mia"

di Tommaso Franchi11 Maggio 2020
11 Maggio 2020

Mia Martini si evolve nei suoi occhi. In principio lucenti, pupille dilatate, colori dominati da un nero pece. Poi, man mano, sempre più spenti, bassi, spesso rivolti verso il pavimento. Lo sguardo di Mimì si faceva cupo, levandosi al cielo solo per comunicare struggimento. Raramente era felice, molte volte era sofferente. Proprio per questo nessuno l’ha dimenticato.

Domani saranno trascorsi venticinque anni dalla scomparsa di Mia Martini. La mente va a quella giornata del 14 maggio, quando fu rinvenuto il corpo della cantante. Il primo a trovarla fu Nando Sepe, manager di professione. Lei era stesa sul letto, cuffie nelle orecchie, un walkman a terra, il braccio proteso verso il telefono. Era morta da quarantotto ore. Sul posto accorre Loredana, la sorella. Il primo conforto arriva da Renato Zero, seguito da Ivano Fossati, Mina e Fabrizio De Andrè. Da quel momento la notizia fa il giro dei giornali e dei programmi televisivi.

Domenica Rita Adriana Bertè, ai posteri Mia Martini, non fece fatica a scegliere il suo nome d’arte. Mia, un omaggio a Mia Farrow, la sua attrice preferita. Martini, l’esterofilia. Uno dei nomi italiani più diffusi oltre le Alpi, simbolo di una donna abituata a ragionare oltre i propri confini.

A distanza di un quarto di secolo non si sbiadisce il ricordo della cantante di “Almeno tu nell’universo”, “Gli uomini non cambiano” e “Minuetto”. Domani Mimì sarà ricordata anche dal mondo della televisione, con la Rai che manderà in onda sul primo canale “Io sono Mia”, dove la Martini viene interpretata da Serena Rossi. L’attrice, ieri ospite da Maria Venier a “Domenica In”, ha ricordato la cantante con dolci parole: “Interpretare Mia mi ha cambiato la vita”.

La vita di Mia, invece, è cambiata per sempre a causa delle malelingue. Un’etichetta ingrata per tutta la sua carriera, quella di “porta sfortuna”. Un marchio indelebile che l’ha segnata nel profondo. Su di lei incombeva anche una fibrosi all’utero, per la quale era costretta ad assumere medicine in maniera costante. A distanza di venticinque anni il mondo della musica si ferma un attimo, si volta indietro e spera di non vedere più scene simili. Oggi, per ricordarla, basta prendere il testo di Califano e cambiare due parole di “Minuetto”. “Mia Martini, canta per noi”, anche dal Paradiso.

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