Tifosi della Juventus all'Allianz Stadium durante la partita del campionato di Serie A contro il Verona, Torino, 21 settembre 2019. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

Quella strana mortetra ultras e servizi segretidel bagarino Raffaele Bucci

Aveva da poco parlato con i magistrati che ora hanno riaperto le indagini

Uno strano suicidio che forse tale non è. La morte di Raffaelle Bucci è ancora avvolta dal mistero, ma la procura di Torino ora ha riaperto il fascicolo: non si indaga più per istigazione al suicidio, ma per omicidio. I nuovi approfondimenti sono partiti dopo la fine di “Last Banner”, inchiesta su presunti ricatti ed estorsioni commessi dai capi ultras della curva della Juventus. Un caso riaperto anche grazie all’inchiesta di Report su Rai3.

Bucci, foggiano di 41 anni, aveva un ruolo complesso: ex ultras dei “Drughi” alle dipendenze del capo Dino Mocciola, collaboratore della Juventus, informatore della Digos prima e dei servizi segreti poi. Il 6 luglio 2016 viene convocato dai pm in procura a Torino, poche ore dopo viene ritrovato morto sotto un viadotto a Fossano, in provincia di Cuneo.

La morte potrebbe essere legata alle indagini sulla gestione illecita dei biglietti della Juventus: i proventi del bagarinaggio infatti sarebbero il collante che tiene insieme ‘ndrangheta e gruppi ultras. Appena uscito dalla procura, Bucci disse a un amico: “Sono un coglione, ho detto troppo”.

Numerose le testimonianze che non supportano l’ipotesi suicidio. La sera prima aveva detto alla moglie: “Sono un uomo morto”. Una donna ha detto agli investigatori di aver sentito dalla bocca di alcuni boss calabresi una storia che cozza con l’ipotesi di suicidio: “Lo hanno ucciso. Lo hanno accompagnato in tre su quel ponte, uno guidava. Un mafioso ha pagato gli operai (che hanno testimoniato alle forze dell’ordine, ndr), per dire il falso, che Bucci era solo”.

Anche l’autopsia ha accertato che sul corpo di Bucci vi erano ferite incompatibili con la sola caduta, connesse piuttosto a un pestaggio. Gli inquirenti però, fino a poche settimane fa, hanno indagato sul suicidio.

Federico Marconi

Roma, 1993. Dopo la maturità scientifica abbandona i numeri per passare alle lettere: prima di approdare alla Lumsa studia storia contemporanea a La Sapienza e giornalismo alla Fondazione Basso. Ha prodotto un web-doc per ilfattoquotidiano.it e collabora con L’Espresso