HomeCronaca “L’intelligenza artificiale offre un terreno sconfinato di chance per i giornalisti”

"L'intelligenza artificiale
offre un terreno sconfinato
di chance per i giornalisti"

Pratellesi, esperto in ambito digitale

"All'estero sperimentano più di noi"   

di Chiara Esposito19 Settembre 2023
19 Settembre 2023

Marco Pratellesi, vicedirettore di Oggi, è stato condirettore dell’agenzia Agi e ha diretto i siti di varie testate, tra cui Corriere della Sera e l’Espresso. Esperto in ambito digitale, nell’intervista a Lumsanews fa il punto sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel giornalismo.

Per quali funzioni si può utilizzare l’intelligenza artificiale nel giornalismo?
“Sicuramente per la ricerca delle fonti. Oggi c’è un vasto mondo dal quale cercare le notizie, che non è più solo quello degli eventi palpabili, ma è anche digitale. Grazie alla potenza di calcolo, l’intelligenza artificiale può in poco tempo operare una rapida selezione delle informazioni. Ci sono addirittura tecniche di AI che offrono la possibilità di creare un giornale online in più lingue attraverso un processo automatizzato. Il terreno di applicazione è davvero sconfinato”.

L’intelligenza artificiale non rischia di spodestare il ruolo del giornalista?
“Dipende tutto da quello che si intende come giornalismo. Se si pensa a forme alte come quella del New York Times o di Repubblica e  Corriere della Sera, il rischio non c’è. Se invece ci si riferisce a siti di news di basso profilo ci sono già – inutile negarlo – esperimenti di chi ha provato a gestirli utilizzando esclusivamente intelligenza artificiale. Ovviamente il risultato non sarà mai eccellente, anzi direi piuttosto scarso”.

Che ne pensa delle agenzie di stampa che si avvalgono di intelligenza artificiale?
“Le agenzie di stampa sicuramente sono tra quelle che potrebbero utilizzare in maniera più efficace l’intelligenza artificiale. E lo fanno da tempo. Per esempio l’Associated Press in America usa dal 2014 l’intelligenza artificiale per scrivere i lanci d’agenzia sui dati  trimestrali delle aziende quotate in borsa. Si tratta di un lavoro molto ripetitivo, con scarso valore aggiunto da parte del giornalista, che però interviene laddove si verificano anomalie”.

L’utilizzo dell’intelligenza artificiale incide sulla credibilità delle testate?
“Questa è una questione fondamentale. L’Ap scrive sempre in fondo ai lanci quando sono stati elaborati dall’intelligenza artificiale. Tutte le volte che si utilizza AI nel giornalismo lo si dovrebbe dichiarare esplicitamente. Nel giornalismo la trasparenza è tutto, c’è in ballo il rapporto di fiducia con i propri lettori”.

Il giornalismo italiano a che punto è rispetto all’utilizzo dell’intelligenza artificiale?
“Siamo piuttosto indietro. Le testate internazionali si sono messe in moto e hanno iniziato a sperimentare molto prima di noi, mettendo in piedi laboratori di ricerca e sviluppo composti da team interdisciplinari con il compito di studiare per quali punti del work flow usufruire dell’AI. Qui in Italia mancano competenze all’interno dei gruppi editoriali in grado di capire quale intelligenza artificiale utilizzare e per fare cosa. Mancano le persone adatte a guidare questi processi di trasformazione”.

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