HomeSpettacoli Mazza (Fimi) su Meta-Siae: “Senza accordo crolla l’industria musicale”

Mazza (Fimi) a Repubblica:
"Senza accordo Meta-Siae
crolla l'industria musicale"

Necessaria una "soluzione contrattuale"

Il governo faccia "moral suasion"

di Antonino Casadonte20 Marzo 2023
20 Marzo 2023

ROMA – L’industria discografica “non c’entra nulla nel conflitto fra Siae e Meta, ma ne esce gravemente danneggiata”. Così il Ceo della Federazione industria musicale italiana, Enzo Mazza, ha commentato, in un’intervista rilasciata a Repubblica, il mancato accordo tra Meta e Siae, dopo che la holding detenuta da Mark Zuckerberg ha deciso di non rinnovare l’intesa con la Società Italiana Autori e Editori, inibendo l’utilizzo dei brani italiani a corredo di post, reel e storie su Facebook e Instagram.

L’intervista di Mazza a Repubblica

Il dirigente di Fimi si è dichiarato preoccupato per il futuro dell’industria musicale italiana, criticando la scelta del colosso statunitense che avrebbe creato “un enorme caos”. E per una società che ambisce ad essere un punto di riferimento nel metaverso, Mazza ritiene che questo “non è un bel risultato”. Sulle ripercussioni per l’industria discografica nostrana ha dichiarato che “in termini di diritti generati dalla pubblicità si tratta di migliaia di euro persi. È un danno per l’industria e per gli artisti”. Infatti, nel 2022 questo settore ha generato più di 20 milioni di euro solo per le case discografiche. Secondo Mazza, la scelta della holding è da ritenersi “incomprensibile”. Una scelta che, tra l’altro, dalla sola rimozione dei prodotti italiani si è estesa anche ai contenuti internazionali. Il sospetto del Ceo di Fimi è che ci sia dunque “un discreto caos nell’identificazione delle canzoni”.

L’appello a Meta e al governo

L’auspicio di Mazza per il futuro è che “Meta riattivi le canzoni, si sieda al tavolo con Siae e trovi una soluzione contrattuale”. Mazza ha anche lanciato un monito al governo, che dovrebbe fare “moral suasion”, ossia invitare Meta e Siae a correggere o rivedere le loro scelte, e ha sottolineato la crucialità del digitale in Italia, che “per l’industria musicale rappresenta l’83%. Si può immaginare quanto sia importante”.

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