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Montagne fatali: le vittime italiane sul Gran San Bernardo e in Norvegia

di Stelio Fergola23 Febbraio 2015
23 Febbraio 2015

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Due tragedie hanno sconvolto l’alpinismo italiano nella giornata di ieri. La prima è avvenuta sul Gran San Bernardo, dove una valanga e soccorsi arrivati troppo tardi a causa del maltempo hanno reso impossibile il salvataggio di quattro alpinisti, rimasti vittime di ghiaccio e neve. La seconda in Norvegia, dove una guida alpina di Ardenno, in Valtellina, è morta ieri mentre era impegnata nella scalata di un ghiacciaio.
I morti sulle Alpi Pennine erano tutti professionisti, accomunati dalla passione per le scalate e la montagna, conosciuti anche nel mondo scientifico e accademico. Si chiamavano Francesca Clerici, neurologa dell’ospedale Sacco di Milano e studiosa del morbo di Alzheimer; Giancarlo Spina, presidente del Mip, School of Managemente del Politecnico di Milano. Poi la professoressa di liceo Valeria Bassi con il marito Paolo Agugini.
Stavano scalando la salita all’Ospizio del San Bernardo durante la mattinata. Verso le 13 la tragedia: si stacca una slavina a oltre 2000 metri di quota e travolge gli alpinisti in località La Combe des Morts. Da lì in poi c’è stato poco da fare: vento, pioggia e neve hanno rallentato i soccorsi: le squadre sono dovute salire a piedi in quanto gli elicotteri non riuscivano a raggiungere l’altitudine in cui era avvenuta la tragedia. I quattro alpinisti sono stati trovati in condizioni disperate e in pieno stato di ipotermia. Le due donne sono morte nella notte negli ospedali del Canton Vallese. Cordoglio e commozione da parte dei colleghi di Giancarlo Spina, che sulla pagina ufficiale del Mip scrivono: “La montagna che tanto amava ce lo ha portato via”. Sposato e padre di due figli, sotto la sua guida la School of management del Politecnico di Milano è entrata nella classifica del Financial Times tra le migliori del mondo.
Simile la dinamica della tragedia norvegese: Piero Basini, guida alpina di 33 anni, è stato colpito all’improvviso da una lastra durante la scalata di un ghiacciaio a Rjukan . L’impatto lo ha fatto precipitare per trenta metri. Biasini era diventato guida alpina da appena un anno, e si trovava in Norvegia insieme a un amico con cui condivideva l’interesse per le montagne e le scalate.
Si attendono notizie più precise sulla dinamica dell’incidente e sul rimpatrio della salma in Italia.

Stelio Fergola

 

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