HomeCronaca Revenge Porn su Telegram: denunciati tre amministratori

"Revenge Porn" su Telegram
Tre persone denunciate
Diffondevano foto intime

Scoperta la vendita di scatti privati

Tra le vittime anche delle celebrità

di Tommaso Franchi30 Aprile 2020
30 Aprile 2020

“Revenge Porn”, la vendetta a sfondo sessuale. Per questo motivo tre persone sono state denunciate. Erano amministratori di altrettanti canali Telegram contenenti immagini denigranti e commenti offensivi verso ragazze minorenni. Secondo quanto riportato da La Stampa, tra le immagini ci sarebbero alcune riguardanti vari personaggi dello spettacolo, come Diletta Leotta, vittima già in passato di questo fenomeno.

Al termine di “Drop the revenge”, l’operazione portata avanti dalla Polizia postale, sono stati bloccati i tre canali Telegram, tutti dai titoli violenti e denigratori: “La Bibbia 5.0”, “Il Vangelo del pelo” e “Stupro tua sorella 2.0”. L’applicazione di messaggistica veniva utilizzata per vendicarsi di persone, prevalentemente donne, con temi a carattere sessuale. È stato accertato che uno degli amministratori di questo gruppo metteva in vendita le foto delle vittime, arrivando a guadagnare migliaia di euro.

In questi gruppi sono state rinvenute migliaia di immagini a sfondo sessuale, con video e foto di ragazze, anche minorenni, corredate da commenti che incitavano alla violenza e all’odio. Delle tre persone denunciate uno risulta indagato per aver utilizzato i canali di “revenge porn” contro la sua ex compagna, ricavandone un’ingente somma di denaro. L’operazione è poi andata avanti tra perquisizioni e sequestri in varie città.

La Polizia postale, per scongiurare ulteriori fenomeni analoghi, ha disposto alcune regole per prevenire questo fenomeno. La prima è quella di evitare di diffondere foto intime, in modo tale da impedire che finiscano in una catena simile a quella dei canali Telegram. L’obiettivo è di evitare che la foto non si diffonda rapidamente sul web. Tristemente celebre è il caso di Tiziana Cantone, ragazza che si è tolta la vita per la diffusione incontrollata di un suo video “hard”.

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