HomeCronaca Un filmato con il cellulare incastrerebbe i militari per lo stupro di Firenze

Un filmato con il cellulare
incastrerebbe i militari
per lo stupro di Firenze

L'avvocato di uno dei carabinieri:

"Da donna, mi è sembrato sincero"

di Nancy Calarco11 Settembre 2017
11 Settembre 2017

Un video ripreso con il cellulare potrebbe essere la prova che incastrerebbe i militari nel caso dello stupro delle due studentesse americane a Firenze.

Un filmato di pochi secondi. Nel video la ragazza direbbe “Bastard, bastard” e nei fotogrammi si riconoscerebbero una figura maschile, l’uniforme e la fondina della pistola. Ma l’audio potrebbe diventare la prova regina di questo caso: accerterebbe infatti la non volontarietà dell’atto sessuale.
Uno dei due militari si è presentato in procura di sua spontanea volontà per fornire la propria versione dei fatti. “Ho fatto una cosa inqualificabile ma è stato un atto sessuale consenziente. La ragazza non sembrava ubriaca, aveva un’aria più matura” ha detto l’agente che si è dichiarato distrutto per la situazione. Il suo collega che invece avrebbe abusato della seconda ragazza in ascensore, non si è ancora presentato in procura. Alla luce delle nuove prove è stato organizzato un vertice tra gli inquirenti, che potrebbe far scattare nelle prossime ore delle misure cautelai nei confronti dei due indagati.

I referti medici dell’ospedale Torregalli hanno confermato che le due studentesse americane erano ubriache, una aveva fumato dell’hashish. Gli stessi referti certificano anche che le ragazze hanno avuto un rapporto sessuale ed è in corso l’esame del dna sui campioni di liquido biologico ritrovati nell’appartamento e sui vestiti delle due americane.
I colleghi dei due presunti stupratori chiedono una punizione esemplare perché “è stata macchiata la storia dell’Arma”. Intanto l’avvocato di uno dei due carabinieri, Cristina Menichetti, ha creduto al suo assistito che è scoppiato in lacrime davanti a lei. “Sono una donna, odio gli abusi. Ma l’ho ascoltato e gli credo, voleva solo che riuscissi a portarlo davanti a un magistrato – racconta l’avvocato – per raccontare la sua verità. Mi è sembrato sincero e io ho deciso di difenderlo”.

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