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La costa abruzzese dei trabocchi minacciata dal progetto Ombrina Mare: gli enti locali dicono no all’estrazione del petrolio

di Alessandra D'Acunto27 Marzo 2013
27 Marzo 2013

Ombrina Mare è il nome del progetto di coltivazione del petrolio che sta per diventare realtà non troppo al largo dalle coste abruzzesi. Ci troviamo precisamente di fronte ai Comuni di Ortona, San Vito, Rocca San Giovanni, Fossacesia e Torino di Sangro, ma sarà più significativo parlarne come la zona dei “trabocchi”, le antiche piattaforme protese sul mare per la pesca, tipiche del litorale della provincia di Chieti. Ebbene, un decreto concertato dal ministero dell’ambiente e dei beni culturali del governo Monti ha dato il via, meno di un mese fa, all’attuazione del progetto, che conferisce alla società inglese Medoil la possibilità di installare un impianto a6 kmdalla costa dei trabocchi  per la desolforazione del greggio estratto dai fondali marini. La notizia ha suscitato l’indignazione della Provincia, dei Comuni e delle associazioni ambientali che si sono uniti in un fronte unico per “un secco no ad Ombrina Mare”.
La vicenda inizia a cavallo tra il 2008 e il 2009, quandola Medoil  presenta la domanda di concessione al Ministero dello Sviluppo Economico e di pronuncia di compatibilità ambientale ad un’apposita Commissione Tecnica: in gioco c’è la progettazione, su un fondale di circa20 metri, di 4/6 pozzi, un serbatoio galleggiante ed un insieme di tubature, per il trasferimento del materiale, per un totale di17 chilometri.  Nel 2010 entra in vigore un decreto che di fatto stronca l’attuazione di Ombrina Mare, stabilendo il divieto di “attività di ricerca, di prospezione nonchè di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare” nelle aree marine e costiere “a qualsiasi titolo protette”. La costa dei trabocchi rientra in questa categoria ela Commissioneboccia la proposta della società di estrazione petrolifera inglese. Ma a giugno 2012 cambiano le disposizioni legislative: l’articolo 35 del decreto sviluppo ammette le attività di ricerca , sviluppo e coltivazione in quello che Legambiente definisce “un vero e proprio condono alle trivelle petrolifere nel mare italiano”. Il 25 gennaio del 2013la CommissioneTecnicaautorizza Ombrina Mare.
In prima fila contro la minaccia per l’ambiente ed il turismo che l’attuazione del progetto petrolifero comporterebbe ci sono il Presidente della Provincia Enrico di Giuseppantonio, i sindaci dei comuni interessati, gli enti locali tutti. Sono già due gli incontri istituzionali che si sono tenuti a Roma in cui i rappresentanti del territorio hanno chiesto l’avvio di un tavolo permanente con i ministeri. Il Presidente di Giuseppantonio ha già annunciato l’intenzione di ricorrere al Tar non appena sarà pubblicato il parere della Commissione.
Un’ombra nera non da poco per la zona costiera di maggior pregio del nostro Abruzzo.

Alessandra D’Acunto

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