"Investimenti onerosiper riaprire i battentiAffitti e tasse i nodi veri"

Rossi, presidente di Coin, a LumsaNews "Calo del 40%, il governo faccia di più"

Il 18 maggio è iniziata la “nuova fase 2”, che ha permesso anche la riapertura dei negozi. Tante le procedure da seguire per garantire la sicurezza sanitaria, dai guanti al gel igienizzante, dalla sanificazione dei locali alla pulizia con il vapore dei capi d’abbigliamento. Il settore del commercio al dettaglio, fortemente colpito, sta provando a ripartire. A dieci giorni dalla riapertura ne abbiamo parlato con Giorgio Rossi, presidente del gruppo Coin.

Come vi siete preparati alla fase 2? Come state affrontando questo nuovo inizio? Che procedure seguirete per garantire la sicurezza dei clienti e dei lavoratori?
“Dal 18 maggio abbiamo riaperto completamente tutti i nostri store diretti Coin, Coin Excelsior e Coincasa, i reparti profumeria di 25 store erano aperti già da inizio maggio. Riaccendere le luci dei negozi è stato un momento di grande emozione. Ovviamente stiamo seguendo tutte le direttive emanate dalle Autorità competenti per garantire la sicurezza e la salute di lavoratori e clienti. In particolare, gli ingressi agli store vengono contingentati, in modo da evitare sovraffollamenti nei locali (calcoliamo un cliente ogni 20 metri quadrati). I flussi di accesso e di uscita sono stati separati e vengono costantemente regolati. I clienti all’ingresso e alle casse trovano dispenser di gel igienizzante. Anche gli ambienti vengono sanificati più volte al giorno. Al momento, non sono permesse prove di campioni make up e creme, mentre l’accesso al camerino per la prova dei capi d’abbigliamento è possibile solo su richiesta e con il supporto del personale che poi si occuperà della sanificazione prima di rimetterli in vendita. Il protocollo sanitario è stato ovviamente condiviso con le parti sociali e i nostri partner”.

Quanto sono sostenibili i protocolli per la riapertura predisposti dal governo? Mi riferisco ad esempio alle norme di sicurezza sui capi d’abbigliamento che vengono provati. Si rischia di spostare ulteriormente il mercato verso la vendita online piuttosto che al negozio?
“Coin è ripartita con positività, entusiasmo e speranza nel futuro. Stiamo facendo fronte a investimenti onerosi per poter portare avanti le attività nella massima sicurezza a tutela dei clienti, nel pieno rispetto delle normative. Le procedure sono complesse ma ci siamo adattati perché crediamo che il negozio fisico continui ad essere il contesto dove l’esperienza di shopping si possa esprimere nella sua pienezza”.

In questo senso la riapertura dei vostri punti vendita sarà completa? O alcuni negozi non riapriranno? Quanti dipendenti rischiano di perdere il posto di lavoro?
“Tutti i nostri negozi diretti – a insegne Coin, Coin Excelsior e Coincasa – hanno riaperto e i nostri dipendenti stanno gradualmente ritornando operativi per accogliere i clienti in store. Alla riapertura, il 18 maggio, era presente già il 60% del personale tra dipendenti diretti e dei nostri partner”.

Due mesi di chiusura forzata hanno causato danni evidenti all’economia italiana. Nel vostro settore – e per la vostra azienda – quanto è grande la perdita e quanto temete che si allargherà nel prossimo futuro?
“Al 31 gennaio scorso eravamo molto soddisfatti, perché Coin stava rispettando il piano industriale, e anzi stavamo andando meglio delle previsioni. Poi il lockdown dettato dall’emergenza sanitaria ha cambiato le carte in tavola e al momento stiamo registrando una riduzione degli ingressi del 40-45% circa”.

Il governo ha messo in piedi tutta una serie di misure di sostegno all’economia e alle aziende, ultimo il decreto rilancio. Siete soddisfatti o pensate che bisognava e bisognerà fare di più?
“Il retail non alimentare è risultato tra i grandi esclusi dai provvedimenti del governo, riteniamo servano misure importanti per dare nuova linfa al settore, in primis va discusso e risolto il tema degli affitti. Una ripresa inoltre potrà esserci solo con il sostegno della domanda, attraverso una riduzione delle imposte”.

Tommaso Coluzzi

Tommaso Coluzzi è nato e cresciuto a Roma, ha ventiquattro anni, un sacco di macchinette fotografiche ed una laurea in Comunicazione. Ama scrivere di tutto e si interessa, in ordine sparso, di dinamiche culturali internazionali, cinema, musica e tutto ciò che è catalogabile in ambito artistico