HomeCronaca ‘Ndrangheta, sequestrato patrimonio di un milione a un imprenditore in Emilia Romagna

'Ndrangheta, sequestrato
patrimonio a un imprenditore
in Emilia Romagna

Convalidati 20 arresti a Reggio Calabria

per mercato illecito di scommesse online

di Francesco Muccino13 Dicembre 2018
13 Dicembre 2018

La Dia di Firenze, coadiuvata dalla Dia di Bologna, ha sequestrato un patrimonio di oltre un milione di euro a Gaetano Blasco, imprenditore calabrese di 57 anni, originario di Crotone e considerato un esponente di spicco della ‘Ndrangheta in Emilia Romagna.

Il sequestro ha coinvolto sei società, un immobile a Reggio Emilia, sette beni mobili e nove rapporti bancari tra conti correnti, dossier titoli e libretti di deposito.

Coordinate dal sostituto procuratore della Dda di Bologna, Beatrice Ronchi, e sostenute dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, dalle indagini su Blasco è emersa l’esistenza di un tenore di vita, di movimentazioni di capitali e di investimenti immobiliari sproporzionati rispetto agli esigui redditi dichiarati dall’uomo nel corso degli anni.

Trasferitosi in Emilia Romagna negli anni ’90, Blasco era stato arrestato nel 2015, nell’ambito dell’operazione “Aemilia”, per associazione di stampo mafioso, venendo poi condannato con rito abbreviato dal tribunale di Reggio Emilia a 17 anni e quattro mesi di reclusione. L’imprenditore è stato processato dallo stesso tribunale anche per altri reati aggravati dal metodo mafioso, come incendio, estorsioni, usura e violazioni tributarie, venendo condannato con rito ordinario a 21 anni di carcere e a 26.000 euro di multa.

Duro colpo per la ‘Ndrangheta anche in Calabria: il Gip del tribunale di Reggio Calabria ha convalidato 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’operazione “Galassia”, condotta dalla Guardia di Finanza, che lo scorso 14 novembre aveva fatto emergere un patto tra clan mafiosi per dividersi il mercato delle scommesse online. Oltre a 18 persone che già erano state fermate lo scorso mese, arrestati anche Carmelo Consolato Murina e Giuseppe Pensabene, entrambi in carcere per altri reati.

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