HomeEconomia Pos, flat tax e partie Iva i nodi della manovra. Decisivi i prossimi giorni

Pos, flat tax e partite Iva
i nodi della manovra
Decisivi i prossimi giorni

Tassa piatta al 15 % fino a 65mila euro

Conte: "I lavori non sono ancora chiusi"

di Giorgio Saracino22 Ottobre 2019
22 Ottobre 2019

Flat tax, Pos e partita Iva. Sono questi i temi su cui ancora il governo deve trovare un accordo. Si tratta di misure che dovranno essere definite nei prossimi giorni, perché, come sottolineato dal primo ministro Giuseppe Conte, “La manovra non è ancora chiusa”.

Pos e pagamenti elettronici

L’accordo di maggioranza prevede di rinviare a luglio 2020 l’abbassamento da tremila a duemila euro del tetto al contante, e le multe agli esercenti che non accettano il pagamento tramite moneta elettronica. La multa dovrebbe prevedere una quota fissa di trenta euro, accompagnata da una sanzione pari al 4% della spesa per acquisto che il cliente è stato obbligato a fare in moneta contante. Ma questa è solo un’ipotesi: i parlamentari nei prossimi mesi potrebbero depositare nuovi emendamenti. “Siamo convinti che con un aumento dei pagamenti digitali non c’è alcuna ragione per cui i costi di transazione restino così”, ha dichiarato il premier Giuseppe Conte. Secondo Confesercenti l’obbligo di accettare carte di credito e bancomat costerà alle piccole imprese almeno 2 miliardi in più. “Vogliamo garantirci che il piano di azzeramento o riduzione delle commissioni possa essere realizzato in modo efficace”, ha concluso il premier.

Flat tax e partite Iva

Il nodo più complicato da sciogliere è quello intorno alle flat tax e alle partita Iva. Dopo il vertice di ieri sera, dovrebbe restare la tassa piatta al 15% fino a 65mila euro, e dovrebbero sparire il regime analitico e l’obbligo di fatturazione elettronica. Potrebbe anche essere reintrodotto il divieto di cumulo con i redditi da lavoro dipendente oltre i 30 mila euro. Restano penalizzate le partite iva con ricavi tra i 65mila e i 100mila euro: per loro sarà abolita la flat tax. Ma rimarrebbe da sciogliere il nodo degli altri paletti per l’accesso al regime, a partire dal tetto alle spese per gli investimenti.

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