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Gli italiani rischiano di rimanere a secco in autostrada

di Raffaele Sardella31 Marzo 2015
31 Marzo 2015

sciopero dei benzinai

Complicazioni in vista per l’esodo pasquale. Le stazioni di servizio autostradali rimarranno chiuse 48 ore per uno sciopero che si concluderà alla mezzanotte di domani.
Il contraccolpo delle mancate erogazioni è probabile che si sentirà anche nei giorni successivi, quando il traffico per le vacanze pasquali raggiungerà il suo picco.
Il motivo della serrata, come si legge nel comunicato stampa rilasciato dalle sigle di categoria (Faib Confesercenti, Fegica Cisl ed Anisa Confcommercio) è “l’indifferenza delle istituzioni per una serie di difficoltà che affliggono il settore da anni”. Gli operatori delle stazioni contestano in primis i privilegi e le rendite di posizione assicurate ad i grandi concessionari autostradali (pedaggi e royalty), che danneggiano le vendite dei piccoli operatori lungo la rete, costretti ad aumentare il prezzo del carburante. Proprio le royalty (le somme versate dalle compagnie petroliere alle concessionarie autostradali) sarebbero aumentate – cavalcando il passaggio dalla lira all’euro dal 2002 al 2008 – di circa il 1400%. Una speculazione, a detta degli organizzatori della protesta, che si ripercuote anche sui consumatori: nelle stazioni autostradali, infatti, il prezzo di carburante e panini è più caro.
Ma a buttare benzina sul fuoco (mai proverbio fu più adeguato) c’è soprattutto il prezzo dei listini che torna a salire, dopo che il calo del prezzo del petrolio e il mancato aumento delle accise aveva fatto respirare i benzinai negli ultimi mesi. Secondo checkupprezzinews.it, lo scorso week end sono tornati i rincari: la media nazionale della benzina, al servito, è tornata sopra 1,7 euro/litro, contro i circa 1,6 di inizio gennaio.
Poco aiuta la la riforma delle stazioni di servizio autostradali messa in antiere dall’ex ministro dei Trasporti Maurizio Lupi e dal ministro dello Sviluppo wconomico Federica Guidi. L’“atto di indirizzo” prevede una ristrutturazione delle stazioni, con nuove modalità di servizio (si incentiva il self-service) e la chiusura di quelle non redditizie. Il governo avalla insomma la sostituzione del personale alle pompe con dei lettori automatici di carta di credito. Non stupisce insomma la protesta che – oltre a difendere dei lavoratori certo non sommersi da privilegi – invoca l’abbattimento dei prezzi per la tutela di un servizio pubblico.
Raffaele Sardella

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