BURBANK (CALIFORNIA) – Crescere significa anche saper cambiare idea. E questo Disney lo sa bene. Dopo essersi spesa nella lotta all’intelligenza artificiale a colpi di cause legali, ora la multinazionale statunitense ha firmato un accordo con OpenAi. Il contratto prevede l’investimento, da parte dell’azienda leader nel settore dell’intrattenimento, di 1 miliardo di euro nella società di Sam Altman. L’intesa renderà i personaggi targati Disney disponibili per essere utilizzati in Sora, il sistema di Ia che produce brevi video partendo da indicazioni testuali. OpenAi avrà libero accesso ai personaggi e a tutte le altre proprietà intellettuali dell’azienda, come i supereroi della Marvel e i protagonisti dei film Pixar e della saga di Star Wars.
Il contratto e le restrizioni
Disney cederà la licenza dei suoi grandi protagonisti a OpenAi per 3 anni, ma non mancheranno vincoli. Non potranno, infatti, essere riprodotte le voci di chi ha doppiato i personaggi, e neppure i volti degli attori che li interpretano. Accortezze finalizzate a evitare ritorsioni da parte dei sindacati che rappresentano sceneggiatori e doppiatori. In particolare di Sag-Aftra, il più grande e influente. Dal canto suo, OpenAi avrà comunque accesso a una consistente quantità di personaggi: quelli animati e probabilmente tutti quelli che indossano una maschera, come i leggendari Darth Vader e Iron Man. Alcuni video realizzati con Sora, inoltre, saranno disponibili sulla piattaforma streaming Disney Plus. Una scelta intelligente, quella della multinazionale, per rafforzare la sua offerta con contenuti particolarmente apprezzati dal pubblico più giovane.
Il cambio di linea Disney: nuovo modello di tutela della proprietà intellettuale
L’accordo avrà un grande impatto sull’industria dell’intrattenimento, ma potrebbe anche creare un precedente nel modo in cui i grandi detentori di proprietà intellettuale tutelano i propri contenuti. È la prima volta, infatti, che una grande multinazionale dell’intrattenimento decide di investire in una società che si occupa di sviluppare modelli di intelligenza artificiale generativa. Fino a questo momento, le principali aziende del settore avevano adottato un approccio principalmente difensivo nel rapporto con l’Ia, caratterizzato da richieste di rimozione, azioni legali e pressioni per ottenere regole più stringenti sull’uso non autorizzato dei loro personaggi. La stessa Disney aveva spesso utilizzato strategie del genere. Un esempio? Insieme alla major hollywoodiana Universal, aveva fatto causa per violazione del copyright a Midjourney, uno dei più utilizzati software in grado di generare immagini con l’Ia.
Il paragone con Netflix
Secondo Steven Zeitchik, giornalista di Hollywood Reporter, l’accordo è stato soprattutto una risposta al tentativo di acquisizione di Warner Bros da parte di Netflix, che Paramount sta provando a ostacolare. La piattaforma utilizza da anni sistemi avanzati di Ia per l’analisi dei dati, la personalizzazione dell’offerta, e gli algoritmi per raccomandare contenuti ai propri utenti. In poche parole: è molto più avanti sul piano tecnologico rispetto a Disney. L’eventuale acquisizione di Warner Bros le permetterebbe di affiancare a questa infrastruttura tecnologica un vastissimo catalogo di film e personaggi a cui attingere per addestrare i propri sistemi.
Tutti i vantaggi per la multinazionale statunitense
Indietro dal punto di vista dell’Hi-tech, Disney ha come arma a proprio vantaggio uno dei più vasti cataloghi di personaggi e proprietà intellettuali al mondo. Grazie all’accordo con OpenAI potrà, quindi, colmare questo divario, ottenendo un accesso privilegiato alle sue API (Application Programming Interface): ovvero gli strumenti che permettono di integrare direttamente i modelli di intelligenza artificiale nei propri sistemi. Disney potrà così sviluppare nuovi prodotti ed esperienze basate sull’Ia e utilizzare strumenti come il chatbot ChatGpt anche all’interno dei propri processi di lavoro. Ma per Disney il patto risulta vantaggioso anche per un altro elemento: la tempistica. Grazie all’investimento, ha acquisito una piccola quota di OpenAi (lo 0,02 per cento) prima della prevista quotazione in borsa della società.


