«Giosuè Ruotolo è disperato, si è sempre proclamato innocente, ma è consapevole che in questo momento bisogna combattere per far emergere una verità che è alternativa rispetto a quella indicata ieri». Il giorno dopo la sentenza della Corte d’Assise di Udine, che ha condannato all’ergastolo il 28enne di Somma Vesuviana per il duplice omicidio dell’ex coinquilino e commilitone Trifone Ragone e della sua fidanzata Teresa Costanza, l’avvocato Roberto Rigoni Stern racconta lo stato d’animo del suo assistito e annuncia l’appello alla Corte di Cassazione.
Nel frattempo, Eleonora Ferrante, la madre di Trifone, spiega di aver perdonato l’assassino di suo figlio: «Ho chiesto a Dio di darmi questa forza prima ancora che i giudici leggessero la sentenza e Dio mi ha accontentato. Quando ho visto Giosuè con la testa bassa mentre le guardie carcerarie lo riportavano in aula, ho sentito di non avere più rabbia né sete di vendetta. Solo pena e un senso di perdono».
La sentenza è arrivata ieri alle 15:37, dopo due giorni interi di camera di consiglio: per l’ex militare campano ergastolo e due anni di isolamento diurno. L’omicidio è avvenuto il 17 marzo 2015, nel parcheggio del palasport di Pordenone. Il caporale Ragone e la fidanzata Teresa furono ritrovati nella loro auto, freddati da sei colpi di pistola. Nel settembre dello stesso anno, in un laghetto nelle vicinanze della palestra, venne ritrovata anche l’arma. Ruotolo si è sempre dichiarato innocente.
Un processo complicato, partito ad ottobre 2016 e sviluppatosi su elementi processualmente indiziari. E i legali di Ruotolo spingono su questo punto: «Si parla di un omicidio indiziario – spiega ancora Rigoni Stern – laddove gli elementi in possesso della Corte non erano così dirimenti, a nostro avviso, da pronunciare una condanna netta, soprattutto per quanto riguarda il movente». Per questo motivo, dopo aver letto le motivazioni della sentenza, i legali dell’ex militare ricorreranno in appello: «L’ultima parola verrà detta dalla Corte di Cassazione», conclude.